Mestieri
hostess di voloLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Stato di PalestinaData di partenza
2000Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Poco prima di rientrare in Italia dalla Palestina, nel gennaio del 2001, la crocerossina Roberta Mugnai è testimone di un avvenimento che turba profondamente il suo stato d’animo. Nel tentativo di colpire un esponente di Hamas gli israeliani uccidono due bambini piccolissimi che viaggiavano nello stesso convoglio.
Gennaio del 2001 stava scivolando via e io avevo cominciato a contare i giorni che mi rimanevano prima della fine del mio primo mandato. Il cielo azzurro di Al Khalil che il vento freddo del Nord, spazzando via le nubi, rendeva più terso quel giorno mi sembrò, paradossalmente, ancora più azzurro e fu proprio da quel cielo così puro che inaspettatamente, in una tarda e fredda mattinata, arrivò la morte. Gli attentati mirati contro i capi di Hamas qualche volta producevano solo vittime innocenti e quella mattina dallo sgomento mi sembrò, con la mia presenza di osservatore, di arrestare una copiosa emorragia soltanto con una benda. Insieme all’osservatore turco Koray, ufficiale molto premuroso e socievole, le ultime due ore del turno le passammo ad osservare la Zona H1 guidando lungo la Outer A svariate volte, senza notare niente di preoccupante. La percorremmo per tutta la sua lunghezza, dall’Università fino a Dura Junction. Outer A, o via Al Saalam, con i suoi negozi e i suoi abitanti, il modesto traffico di macchine inquinanti, qualche misera bancarella ai margini dei marciapiedi di frutta e verdura dei fellahin venuti dalla campagna, i nuovi palazzi verso l’incrocio di Dura Junction bianchi e non terminati, la conoscevo a memoria, ma non vidi niente di diverso. Poco prima delle ore 12.00 decidemmo di rientrare, avevamo un’ora di sosta. Invitai Koray nel mio appartamento a mangiare un piatto di pasta, avremmo trovato anche Serena. Quel giorno mi accorsi che la pasta del Procurement aveva i vermi così, Serena cucinò del riso con il latte. I nostri pasti erano sempre molto frugali sia perché mancavamo di materie prime per cucinare e sia perché non avevamo molto tempo, l’alternativa era il nostro ristorante TIPH TOP al 5° piano, senza ascensore e poco raccomandabile. Ricordo che Serena si era portata dall’Italia una bottiglia di olio e un pezzo di prosciutto che teneva, gelosamente, in frigorifero avvolto nella plastica. Per motivi di sicurezza, quella mattina, non fecero tornare nessuno in pattuglia, così rimasi in camera.
Alle ore 14.00 andai al debriefing. Molti osservatori avevano già preso posto seduti sulle sedie, altri si stavano facendo il caffè, altri ancora erano davanti al computer, ma quando il Capo delle Operazioni si presentò salutandoci con il sempre formale “wellcome two o’clock debriefing; benvenuti al debriefing delle ore due” e passò poi la parola all’osservatore cronista per le notizie, tutti prestammo attenzione. Con voce emozionata tenne a dire, innanzitutto, che tutte le pattuglie in turno quella mattina erano rientrate a Base1 senza aver subito danni. Poi continuò ragguagliandoci sull’accaduto tenendo in mano una bacchetta con la quale avrebbe indicato sulla mappa di Hebron la località in questione: un elicottero israeliano, verso le ore 13.00, ha sorvolato basso il cielo di Hebron e sulla Outer A, approssimativamente all’incrocio con la via Adel, ha lanciato due missili colpendo due macchine che in quel momento stavano transitando. Quell’attentato uccise due occupanti e ferì altri, ma il bersaglio degli israeliani, un ricercato di Hamas, se la cavò, mi sembra di ricordare, con qualche ferita. Le due persone uccise erano due bambini, uno di circa 6 mesi e l’altro di tre anni circa. Il nostro Medical Officer Johan andò, come ogni giorno, all’ospedale di Al Alia per raccogliere informazioni. Quando al pomeriggio incontrai Johan, mi feci mostrare le foto che aveva scattato ai due bambini, le guardai rimanendone molto turbata: il volto del più grandicello era una poltiglia di carne sanguinolenta, un volto irriconoscibile. I ricercati avevano l’abitudine di muoversi con dei bambini pensando che gli israeliani non avrebbero mai tentato di ucciderli per non colpire degli innocenti. Missili lanciati da elicotteri su una macchina in movimento, in pieno centro cittadino, erano frequenti in Cisgiordania e Striscia di Gaza. Non sarebbe più stata questione di prudenza o di giubbotti antiproiettile, piuttosto essere o non essere al posto sbagliato al momento sbagliato. L’esecuzione fu un’ennesima operazione di difesa a costo di vittime innocenti, se fatta dai palestinesi è terrorismo, se fatta da israeliani è autodifesa preventiva, ma il risultato non cambia e ancora una volta, quella mattina, le leggi non furono rispettate vuoi a causa della scarsa conoscenza di tali regole, vuoi per la natura stessa della guerra che porta a questi risultati. Così stando le cose, sia che ci si trovi in una situazione di conflitto o di pace, sia che la giurisdizione in vigore sia nazionale o internazionale, le leggi sono violate e i crimini commessi.
Il viaggio
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