Mestieri
domesticaLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1939Data di ritorno
1947Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La guerra è ormai giunta alle sue fasi finali, e Teresa non ha idea di quale sarà la sua sorte. L'aver lavorato come cameriera per le SS le procura qualche grattacapo.
Quando arrivarono gli alleati, io, avendo lavorato per le SS, temetti di essere imprigionata. Invece accade l’opposto: un giorno mi condussero sul piazzale dove trovai schierato tutto il personale dell’albergo, gli ex prigionieri e gli abitanti del rione che mi accolsero con un fragoroso applauso. Gli ufficiali alleati comunicarono ai presenti le mie traversie, sofferte in segreto. “Grazie a madame Thérèse, l’italienne, otto francesi hanno evitato di finire nei campi di concentramento!“. Per merito di questi “atti eroici“, del tutto involontari, mi fu concesso il permesso di soggiorno e mi assunsero regolarmente.
In quel periodo feci amicizia con un giovane che portava in albergo il latte e i prodotti della sua campagna. Per settimane mi fece la corte, finché accettare di uscire con lui, per tentare, perlomeno, di dimenticare la mia delusione d’amore e per sollevare il morale, che era proprio a terra. Fisicamente non mi piaceva, ma mi lusingavano le sue attenzioni e quando mi chiese di sposarlo, acconsentii. La madre e le sorelle, felici di questa decisione, mi circondavano di mille cortesie. Le carte erano quasi pronte quando il medico di famiglia viene a visitare il padrone malato.
Prima di ripartire, il dottore passò in cucina a salutarmi. “Ho saputo che vi sposate!” Mi disse. Io gli raccontai con entusiasmo dei nostri progetti, della futura casa ecc. “Ma ti hanno parlato dei suoi problemi Thérèse?“. Non disse altro; per segreto professionale aveva già detto troppo, ma quanto bastava per indurmi ad indagare sulla salute del mio futuro marito. Scoprii che soffriva di una grave malattia, e avevo molte probabilità di passare il resto della mia vita accanto ad un invalido, oltretutto con il rischio di mettere al mondo dei figli malati. Ancora una volta mi sentii tradita, non tanto per il fatto di sposare un malato, ma piuttosto dall’atteggiamento dei familiari che non mi avevano parlato onestamente.
Lo lasciai senza rimpianti.
Pochi anni dopo, quando morì, le sorelle mi rinfacciarono: “Ha fatto male a non sposarsi con nostro fratello, sa, Thérèse!”.
Dopo tutti questi avvenimenti, pensavo sempre di più che aveva ragione madame Ou ad affermare: “Heureux les sans esprit!”, che equivale al nostro “felici gli ignoranti”.
Il viaggio
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