Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo un periodo di convalescenza a Dnipro, Andreini riesce a farsi rimpatriare: nell’aprile del 1943 l’incubo della campagna di Russia per lui e per i commilitoni della Divisione Ravenna sopravvissuti alla guerra e al gelo, è finalmente finita.
Dopo circa un mese e mezzo di quella pacchia, incominciò a circolare la voce che coloro i quali stavano un po’ meglio e appena potevano sopportare il lungo viaggio, sarebbero stati rimpatriati in Italia. Ma era proprio vero? Parlai con parecchi ufficiali medici e tutti mi confermavano la notizia. Difficilmente Radio Fante avrebbe sbagliato; qualcosa di vero doveva esserci. La mia malattia diagnosticata “Reumatalgia” non era considerata grave; sarei stato incluso tra i primi rimpatriandi? Dissi ai dottori la mia odissea, mostrai la mia ferita, dissi ben forte che ormai noi italiani in quella terra avevamo fatto fin troppo… mi rimpatriarono!!! Sulla cartella clinica ai piedi del mio lettino scrissi: “Meglio aver tanto sofferto che avere il cuore privo di memoria!”
Con un treno merci (una ventina di uomini in ogni vagone con della paglia e i nostri fardelli) iniziammo la via del ritorno. Ogni tanto da qualche Stazione ci venivano date delle scatolette di carne e delle gallette (e nient’altro). Più d’uno di noi stava veramente tanto male con forti e tremendi dolori di testa, mal d’orecchio (chiaro il sintomo del tifo petecchiale che conoscevamo bene) e veniva scaricato ora in Ungheria, Romenia o Germania, o Austria, dove ci trovavamo. All’ultima stazione di confine, prima del rientro in Italia, ci fecero trasportare su un treno Ospedale della Croce Rossa Italiana con tante belle e linde cuccette. Dopo quel lungo viaggio che durò quindici giorni, ci eravamo rimbestialiti ed impidocchiati tutti. Sembrava quasi un sacrilegio, profanare con la nostra sporcizia, con il nostro luridume, quel luogo così candido e pulito. Oltrepassato il confine, la prima stazione di fermata fu Udine. Che delusione! Credevamo di trovare chissà chi ad attenderci, bande, onori, bandiere, festosità. Macchè! Il treno era tutto circondato da carabinieri e bersaglieri che non ci facevano nemmeno affacciare dai finestrini o parlare con qualche civile che lontano dietro le transenne si vedeva. Si inveiva dal nostro lettino contro quei compagni che non ci volevano far avvicinare da nessuno. Ma che forse eravamo degli appestati? Peggio forse. Il treno presto si rimise in moto e non si fermò più sino a Cervia, in provincia di Ravenna (il nome della nostra divisione). Se nelle campagne ogni tanto il treno rallentava un po’, nelle varie stazioni che si passava, invece filava a tutto vapore che spesso nemmeno ci accorgevamo da quale stazione si fosse passati. Arrivati finalmente a Cervia, anche lì ben guardati a vista da carabinieri e soldati, ci caricarono su dei camion, appositamente attrezzati e con i tendoni ermeticamente chiusi ci portarono sin dentro l’Ospedale Militare (Colonia Mantovana). Lì solo lì, accorsi che finalmente ero veramente IN ITALIA!!! Prima ci spogliarono e di fecero fare delle docce caldissime; poi tosati a zero da ogni pelo ed in ogni dove, poi messi a letto con candide camiciole e ristorati da lauti pasti. Ad uno ad uno incominciò l’interrogatorio di tutte le nostre generalità. Da Milano subito arrivarono dei miei Parenti a trovarmi, ma nessuno mi sapeva dare precise notizie della mia famiglia. Curato lì nel miglior dei modi e con ogni conforto, (spesso teatro, cinema, ed ora con tutti gli onori bandiere e fanfare). Dopo circa due mesi fui inviato in licenza di convalescenza di 60 giorni con assegni. Ma dove dovevo andare? Dato che mi trovavo più vicino a Milano, colà mi diressi. Avevo indovinato, i miei più cari erano in casa di alcuni miei zii in provincia di Varese. La notizia del mio rientro a loro ancora non gli era stata data e così vi giunsi inaspettatamente. Terminata la licenza e rientrato al Corpo del 37° Rgt.Ftr. “Ravenna” al deposito di Alessandria, come primo mio compito, fui Mandato in missione a Bressanone per portare colà le mostrine nuove del nostro reggimento.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Alessandro Andreini
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