Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Sierra LeoneData di partenza
1992Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Estate 1992, Barbara Verardo arriva in Sierra Leone, carica di aspettative e desiderosa di precipitarsi alla scoperta dell’Africa.
La grande avventura è cominciata. Sto scoprendo l’Africa.
Sembra di vivere un film, o vedere un documentario scorrere da vanti ai propri occhi… immagini, figure, voci, colori… profumi… e pioggia che penetra nelle ossa… no, non é un film, nessuna finzione, nessun telecomando.
Questa storia é la vera storia degli africani, queste celle sono veramente le loro abitazioni, questo fango rosso é il loro pavimento e i loro piedi scalzi nuotano in questa fanghiglia e in questo letame… quello vero.
Sono tanti, tantissimi i giovani qui, i bambini, gli adolescenti… ovunque si posi lo sguardo, una coppia di occhioni ingenui e curiosi ti sorride.
Vogliono sapere tutto di te, desiderano toccarti oppure solamente osservarti.
E tu osservi loro, e nel frattempo pensi, pensi, pensi… e alla fine ti senti in colpa, ti senti responsabile del loro destino e della loro sfortuna.
Eppure sembrano felici. E io non sono in grado di capire se lo sono. Ma neppure so che cos’è la felicità.
Partita dall’ aeroporto di Treviso nel pomeriggio di giovedì 6 Luglio, ho raggiunto dapprima Amsterdam, dove ho trascorso la notte a spese della compagnia aerea, per ripartire poi la mattina successiva per la Sierra Leone, West Africa.
Ad Amsterdam non ho praticamente chiuso occhio: il mio carissimo amico olandese Marcel è venuto a prendermi all’arrivo e mi ha mostrato con orgoglio la sua città per quasi tutta la notte! L’ avevo conosciuto l’estate precedente a Glenwood Sprinds, in Colorado, e da allora siamo rimasti in contatto epistolare: ricordo ancora la mia sorpresa quando mi scrisse che aveva dovuto interrompere il suo viaggio negli USA per essere stato minacciato con una pistola puntata sulla tempia e derubato del suo zaino e tutti i soldi mentre faceva l’autostop in New Mexico!!
Il volo Amsterdam-Freetown é durato 6 ore e mezzo, un volo piacevolissimo e basato su comfort e svago assoluto: musica, cibo, cinema, giornale, tutto ciò ha reso quelle 6 ore di attesa un attimo soltanto.
Quante domande però in quell’attimo, quanti dubbi e quanta voglia di sapere, di vedere, di scoprire.
Invece di risposte, il buio più totale, il caos che contiene tutto, ma posto in modo tale da non rappresentare nulla. Cosi l’attesa si faceva sempre più angosciante, e l’emozione mi aveva ormai trasformata in un’altra persona, senza pensiero e senza logica…un semplice insieme di sensazioni, di brividi, di fremiti.
Bisogna allacciare le cinture di sicurezza, l’aereo sta per toccare l’Africa nera, grande ed ignota terra. Raccolgo le mie cose, mi avvio lungo il corridoio, saluto e ringrazio le hostess ed il comandante, lascio alle mie spalle comodità, agio e sicurezza, e neri’ attraversare la parta, vedo la luce e sento il profumo che si impossessa di me all’improvviso, assieme all’aria sudata della Sierra Leone.
Mi fermo per un istante, faccio un lungo respiro, e mi guardo attorno: ed é Africa tutt’intorno a me, la vedo, la sento, e lei mi vede, mi sente…e mi chiama. Le sorrido. Mi piace. Forte come un colpo di fulmine, come un innamoramento improvviso ed inaspettato, l’emozione si impadronisce di me, il sangue si arresta, e sento la testa girare, gli occhi arrossarsi ed inumi-dirsi, e sono felice.
OK, ora sono pronta, scendo le scale dell’aereo e attraverso tutta la pista dell’aeroporto. Tantissime persone mi salutano. Sono tutti di colore, e sorridono tutti. Sorrido anch’io, e li saluto anch’io, e mi sento parte di quel rituale.
L’aeroporto, la prima avventura! Sembrava una piazza del mercato: gente agitatissima che andava avanti ed indietro, che urlava, che litigava, e poi il rullo dei bagagli che non funzionava, ed i doganieri che confondevano i passaporti e i visti della gente e che scrivevano i nomi delle persone, non secondo le lettere di cui erano composti, bensì mediante forme strane che non sono riuscita a decifrare. Io in Sierra Leone ero miss Verazico…del tutto inutili le mie spiegazioni…
Ero stata battezzata, ero pronta armai per il mio ingresso nel caotico mondo africano…
Il viaggio
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