Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Sierra LeoneData di partenza
1992Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Le riflessioni di Barbara Verardo sulle bellezze della Sierra Leone e sulla possibile, migliore via allo sviluppo di quel territorio dalla bellezza prorompente che nell’estate del 1992, proprio nei giorni in cui sta per compiere 22 anni, si apre di fronte ai suoi occhi.
Il sabato é un giorno speciale, essendo stato battezzato dal nuovo governo provvisorio ” The Cleaning Day “! Di conseguenza dovrebbe essere dedicato alle pulizie generali non solo private, ma anche delle strade, dei locali pubblici, di tutto!
Oggi c’è in programma un’escursione a Rotumba, villaggio situato sulla meravigliosa costa, cosparsa di palme e raggi di sole.
Inspiegabilmente l’autocarro arriva puntuale, alle ore 9, e partiamo subito per l’ambita oasi di sole e mare e riposo.
Il viaggio procede peggio del previsto, e sento gli insulti e le maledizioni provenienti direttamente dalle mie ossa indolenzite dallo sballottamento durato per tre interminabili ore!
Finalmente tocchiamo terra, e il mal di mare scompare…poi inizio a realizzare le meraviglie che gli occhi mi rivelano, e mi chiedo se per caso non sono già morta e stranamente mi trovo in Paradiso!!
Il sole, l’aria cristallina che profuma di limone, la luce che rende tutti angeli assopiti, il mare trasparente e calmo, e gli abitanti, che come lucertole si fanno cullare dalle palme o corrono verso di noi, curiosi e sorridenti.
Il capo villaggio ci accoglie, ci guarda ad uno ad uno sorridendoci, dopo di che inizia a narrare la storia del suo villaggio e dell’isola che giace proprio di fronte alla costa.
Proprio da quell’isola partirono i primi africani ridotti in schiavitù, diretti verso il Nuovo Mondo Maledetto.
Visitiamo le mura della prigione in cui, sulla terraferma, venivano ammassati prima della partenza, per mano portoghese.
Cerco invano di immedesimarmi e provare almeno una minima parte delle sensazioni di panico e terrore e rabbia e disperazione che questi dovevano aver provato nel lasciare la loro patria, le loro famiglie, quel loro Paradiso soleggiato, pacifico e libero, per chissà dove, chissà cosa, chissà quanto.
Quella rabbia, quell’ira, e poi quella rassegnazione sputata non è rivivibile in me, e ora più che mai mi rendo conto di quanto impossibile sia cancellare il passato. […]
Accendiamo la musica, balliamo, ci rilassiamo. Passeggiamo lungo la spiaggia, attraverso il villaggio, annusiamo le foglie di limone e ce le infiliamo nelle narici per sfruttare le loro proprietà terapeutiche contro il raffreddore.
Infine rientriamo, talmente stanchi da non sentire il dolore delle ossa che sbattono ovunque durante il viaggio, talmente soddisfatti da cantare per tutto il tempo: ” Kelema, Kelema, ahe ahe ahee!!”
Mi hanno detto che i discendenti degli schiavi di Rotumba hanno intenzione di tornare e sviluppare il loro paese natale. Questo discorso non mi convince: non rappresenterebbe forse la rovina di quel paradiso, con l’invasione di villaggi turistici, manifesti, motoscafi e lattine di Coca Cola?
Che sia questo il prezzo da pagare per il progresso nei bisogni essenziali e nella qualità della vita, per garantire quei servizi essenziali quali salute, istruzione, igiene, nutrizione? Forse. Ma non ne sono convinta. Non solo i soldi non sono comunque sufficienti, ma nemmeno esiste una relazione necessaria tra sviluppo umano ed un’economia florida.
Mi piacerebbe svolgere la tesi di laurea anche su quest’argomento…chissà.
L’ideale sarebbe una formula intermedia di sviluppo, che sia con forme alle esigenze reali del villaggio e che venga gestita dagli indigeni…certo è che la legge sarebbe sempre quella del profitto, inevitabilmente…ma allora che fare? Quali compromessi accettare?!
Se il futuro non sarà clemente con questa terra, così come non lo è stato il passato, allora il fatto che saranno i discendenti de gli autoctoni a sfruttarne le risorse non può che essere un fatto positivo…
Probabilmente ameranno questo Paradiso come una volta lo amavano i loro avi…sempre che la civiltà selvaggia, quella vera, quella nostra, non abbia comprato anche le loro anime, oltre alle loro radici…
Il viaggio
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