Paesi di emigrazione
SpagnaData di partenza
1980Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)La prima tappa del viaggio in Andalusia conduce Antonio nel piccolo paese natale del poeta che ama maggiormente.
Passando alla sinistra del parcheggio la strada immetteva direttamente sul raccordo per la statale 342. Erano circa le sette del pomeriggio, il sole ancora alto, la luce intensissima. Tutto sembrava soggiacere ad uno stato di totale immobilità e riposo. Il silenzio, confinato in un pallido alone di foschia, era interrotto a tratti dal sordo brontolio di un’auto in corsa. Primi metri di strada, prima traccia di sudore. La superficie asfaltata ribolliva con un tremolio convulso. Valutai distanze e direzioni, poi ripresi il cammino. 4 giugno 1980, un alito di vento, un profumo delicatissimo di fiori. Aprii la valigia dei miei sogni. Ne uscì fuori una farfalla bianca: mi volò accanto, s’allontanò, tornò di nuovo, poi si fermò tra le pieghe dei campi. Camminavo soltanto; quella che sarebbe stata la destinazione per la prima notte restava ancora incerta. Intanto la calura s’era leggermente attenuata cedendo il posto alla sete.
La strada scorreva dritta attraverso la piana del Genil; ai lati i campi erano stati arati e seminati; la terra mostrava un aspetto duro e ostile. Lungo la strada non c’era angolo d’ombra: i pochi alberi erano per lo più seminati tra i campi, i cespugli erano troppo bassi e radi. Un’indicazione: FUENTE VAQUEROS Km. 4. Aggiunsi le generalità di un poeta, e risultò: Federico García Lorca nato a Fuente Vaqueros (provincia di Granada) il 5 giugno 1898 … Ottantadue anni fa, esattamente domani! — dissi tra me.
Le ombre cominciavano ad allungarsi sull’unica strada del paesino. Arrivai alle prime case imbiancate a calce. Giardini gremiti di rose. Una tenda scostata concedeva allo sguardo curioso un esempio d’interno lindo e ordinato. Nella piazza erano in corso i preparativi per una festa; il palco era quasi ultimato; ultimi collaudi delle luci; ancora qualche sedia. Decine di occhi mi si puntarono addosso, sguardi indagatori, neri e penetranti. Preda dell’imbarazzo non osai fermarmi e ostentando una falsa noncuranza mi dileguai per un vicolo laterale, verso i campi.
Il tramonto proruppe in tutto il suo splendore. La natura rivolse in silenzio il suo ringraziamento al giorno ed invocò la protezione della notte. Vedendomi un contadino m’indicò una tettoia di canne per il giaciglio, poi se ne andò lasciandomi solo.
Mi portarono campi di grano sotto il sole del tramonto.
Altri campi si unirono ai primi fino a stringermi il cuore.
Andai cercando la riva del fiume ma i campi aumentarono.
Solo, sotto un tetto di canne in mezzo ai campi.
(Fuente Vaqueros)
Repentina calò la notte con un frammento di luna e strinse i confini del mondo sotto il suo velo scuro. Piccoli insetti notturni iniziarono spensierati le loro strane danze accompagnandosi all’ininterrotto gorgoglio dei canali. Restai a lungo origliando nel buio. Lo sconforto s’aggrappò ad un angolo del cuore. Vagai con la mente in qualche ricordo. Vagai alcune miglia lontano chiedendomi cosa fosse la fine di un giorno, la fine di un minuto, la fine di un secondo.
Il viaggio
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