Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaData di partenza
1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)A Luciano Pick non mancano le energie e l’entusiasmo, appena arrivato in Australia si mette a lavorare, cerca di dare sfogo alla sua grande passione per il canto e comincia a scoprire gli aspetti più insoliti e originali del Paese in cui è andato a vivere.
La disoccupazione interessava nativi ed aborigeni Australiani. L’alto numero dei disoccupati veniva giustificato con la politica del Governo tesa a contenere il costo del lavoro. I Contratti erano sottoscritti a livello nazionale e valevano per tutti. Qualcuno sosteneva che tra i disoccupati erano annoverati gli aborigeni che rifiutavano il lavoro ed erano sovvenzionati dallo Stato e costretti nelle Riserve per garantire la loro sopravvivenza. Di essi non si conosceva esattamente il numero complessivo. Gli aborigeni avevano ereditato dai loro antenati un volto che faceva impressione, ma era la loro emarginazione a renderli più selvaggi. Mi misero sull’avviso circa la possibilità di incontrarli per le strade della città, ubriachi. Mi dissero che non si dovevano toccare, qualsiasi cosa facessero, perché erano protetti dalla Legge Federale. Per un contatto con uno di loro, specie se una femmina, era sicura la detenzione. Quel popolo godeva delle stesse attenzioni che l’Australia riservava al Koala ed agli altri animali in via di estinzione. Ai quali non potevano essere assimilati i canguri, i conigli, i coccodrilli ed i rettili, dei quali era raccomandata l’eliminazione per i danni che procuravano alle colture ed al territorio. Un po’ più fortunato era il Dingo. Avevo iniziato a contattare l’ambiente dello spettacolo attraverso il Conservatorio di musica della città e quindi, sostenuto da un Agente teatrale, mi presentai al pubblico con un’Orchestra che suonava in un Pub. Al Conservatorio conobbi un Maestro Italiano che suonava il pianoforte e con il quale preparai un’esecuzione per lo spettacolo che la Televisione Nazionale mandava in onda il giorno di Natale. L’Orchestra del Pub era diretta da una Maestra con la quale ebbi a ridire immediatamente durante l’esecuzione nel locale del brano “Till” che meglio conoscevo. Motivo della lite fu il ritmo con il quale avevo iniziato a cantare, con accompagnamento corretto, ed il ritmo accelerato e ridicolo che lei voleva impormi nella seconda parte. Mi irritò e la mandai a quel paese.
Altre situazioni sollecitarono la mia riflessione. L’amico di Walter, Mario, ci fece visitare il suo appartamento del tutto simile all’aula dell’Asilo di via Galilei, dove avevamo vissuto qualche anno una volta usciti dal Campo Profughi e scappati dal Posto di Ristoro a Padova. Infatti, in quella casa alloggiavano persone senza una famiglia ed i loro appartamenti erano divisi da tendaggi. Erano persone con pochi mezzi, dipendenti con stipendio settimanale contrattuale. Notai che su un lungo bancone sotto le finestre che davano su un giardino erano allineate alcune macchine usate nelle officine meccaniche quali il tornio e la fresa ridotte nelle dimensioni e perfettamente funzionanti. Erano state progettate in scala e riprodotte autonomamente dallo stesso Mario. Mi chiesi dunque: come mai un tecnico così capace e volonteroso viveva in quelle condizioni; nella solitudine e nella indigenza. Avevo depositato in Banca una parte dell’assegno di disoccupazione trattenendo qualcosa per le piccole spese. Mi piaceva andare ogni tanto, quando mi trovavo nella City, nel Bar Milano che si trovava sotto un edificio del centro, affondato nel sottosuolo. Era l’unico locale nel quale si poteva bere un caffè espresso dal sapore Italiano. Il bar era aerato e condizionato con apparati che non mi era mai capitato di vedere prima d’allora. Un sabato mattina Walter ed Ailsa mi accompagnarono al Cinema per assistere alla proiezione del Film commedia “Pepito”. La Sala del Cinema era statale. Si doveva entrare prima dell’inizio del primo tempo e, nell’intervallo, si poteva uscire dal Cinema ed andare a fare compere o bere qualcosa in un Pub. Entrammo e ci sedemmo su comode poltroncine di stoffa, l’ambiente era condizionato e non si poteva fumare. Le luci si abbassarono un po’; ma non c’era il buio in Sala. Gli altoparlanti diffusero una musica che già avevo sentito. Tutti si alzarono in piedi ed io, che ero rimasto seduto, venni richiamato da Walter all’obbligo di alzarmi con un calcio sullo stinco. La musica che avevo già sentita era l’Inno nazionale.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaData di partenza
1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Luciano Pick
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