Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaData di partenza
1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Un mese in Australia è più che sufficiente a Luciano per capire che quel Paese non fa per lui. L’atteggiamento ostile diffuso nei confronti degli italiani gli fa capire che è preferibile una vita precaria ma in un posto in cui riesce a sentirsi a casa.
Non ottenni quel posto all’Università ed il giorno seguente, soppesati i pro ed i contro, decisi che era preferibile mangiare un pezzo di pane e bere una tazza di latte in Italia piuttosto di vivere in quel Paese troppo diverso dal mio, con un avvenire incerto e quasi sicuramente poco allettante, soggetto inoltre ai soprusi di quei barbari. Né potevo accettare che si giustificasse l’avversione contro di noi con il fatto che i primi emigranti Italiani erano costretti a mangiare pane e cipolle, nella ricca Australia, e quindi il loro alito era pesante, poco gradito agli interlocutori. Era più credibile pensare che ci fosse veramente un acceso disprezzo per la nostra gente che non disdegnava di lavorare con un orario di lavoro maggiorato, il sabato e la domenica per accumulare denaro per tornare in Italia, dove avrebbero dovuto dimostrare di essere stati fortunati. Quell’impegno degli emigranti Italiani creava occasioni di lavoro per noi e disoccupazione per gli Australiani. Ho esposto le difficoltà incontrate in quel Paese, le diversità di abitudini alle quali non volevo adattarmi, e le mie reazioni contro le angherie di ogni genere. Attraversavo un momento molto difficile e delicato dal quale dipendeva la mia vita. Non volevo soccombere al degrado della mia personalità rinunciando, come aveva fatto Walter, a reagire alla sfortuna ed alla passività, per sopravvivere in Australia. Dovevo ribellarmi e rischiare tornando indietro. Ero una persona libera e proiettata esclusivamente ad un avvenire completamente diverso da quello che la grande Australia mi offriva.” Fatti i miei conti, consapevole delle difficoltà che avrei dovuto superare al mio rientro, compresa quella del dover ottemperare all’obbligo del Servizio Militare per diciotto mesi, l’opzione più adeguata era quella di lasciare l’Australia. Tutto ciò avveniva poco più di un mese dopo il mio arrivo; un mese trascorso ad osservare ed analizzare il contesto più vasto possibile. Avevo compiuti da pochi mesi ventuno anni e mi riconoscevano un acume particolare. Scrissi ai miei genitori per metterli al corrente della mia decisione e chiesi loro di mandarmi la somma occorrente per il viaggio. Per accelerare la partenza, mi ero recato al Consolato Italiano di Brisbane per chiedere un anticipo per l’acquisto del biglietto. Mi dissero di tornare. Alla terza visita, mi fecero ricevere dal Vice-Console che tentò di farmi desistere, con buona dialettica e proposte di lavoro concrete. Litigai con lui per avermi negato l’anticipo per le spese richiesto e me ne andai sbattendo la porta. Venni a sapere che mia madre, mio padre ed il resto della famiglia, Claudio escluso, volevano costringermi a restare in Australia. Fu Claudio infatti a contestare il loro atteggiamento e ad esigere l’invio di quanto necessario per il mio viaggio. Di ciò lo ringraziai, ripagandolo con il mio aiuto nei momenti di bisogno.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaData di partenza
1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Luciano Pick
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