Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
Diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1967Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Orestina descrive la sua vita a Monaco di Baviera come “ragazza alla pari”, alla fine degli anni Sessanta. Sono molte le cose che la colpiscono, dallo stile di vita molto diverso rispetto a quello che conduceva nel suo paese di origine, alla vita sociale nella quale, attraverso la famiglia che la ospita, si immerge con trasporto.
La famiglia che mi ospitò era cordiale ed aperta. Non erano tedeschi puri, bensì ungheresi scappati dalla loro patria all’avvento dei russi. A tavola ero la prima ad essere servita ;per loro ero un ospite; altra mentalità ! Le bambine erano molto belle, entrambe con capelli lunghi e occhi azzurri come i genitori, la grande si chiamava Nicolette e la piccola Esther. Nicolette era la fotocopia del padre e Esther della madre, che a mio parere era molto bella: capelli rossi, incarnato olivastro e due bellissimi occhi azzurri con lo strabismo di Venere. Sempre molto truccata e ben vestita. Era molto vanitosa, le piaceva far colpo ed essere osservata. Molti abiti li confezionava lei per se stessa e per le bambine. Si presentava sempre al mattino in chimono cinese.
Mi regalò diverse cose che li a Monaco, lontano dagli sguardi dei paesani, potevo indossare. Io poi, mi innamorai di quella casa, sempre in ordine, arredata con mobili moderni, tappeti, quadri di stile moderno alle pareti; insomma ci stavo bene. La mia casa a confronto non c’era raffronto !
Il capo famiglia sembrava più anziano: era leggermente calvo e con i balletti alla Hitler ma molto alto e robusto. Erano severi con le figlie, particolarmente con la maggiore che era birichina e non aveva voglia di studiare. Veniva punita facendole saltare il pasto serale: solo un tè e una fetta di pane e, se la birichinata era stata grossa, sonori schiaffi sul sedere e niente paghetta. Insomma in Germania negli anni 1960 funzionava così ! Erano però molto presenti nella loro educazione: andavano sempre alle riunioni scolastiche, la madre le aiutava nei compiti e due volte alla settimana veniva un’insegnante d’inglese privata. Alla sera non si guardava la televisione finché le bambine non andavano a letto e, non era mai più tardi delle 21. A volte le bambine si esibivamo davanti ai loro genitori ballando e cantando con dei fulards della mamma infilati in una cintura.
Una volta alla settimana arrivava la signora delle grandi pulizie e ribaltava la casa da cima a fondo, iniziando dall’alto al basso perché diceva che tutto finisce a terra: nel senso che prima si spolvera, poi si passa l’aspirapolvere e poi si lava. Era in gamba e io, in fatto di pulizie imparai molto da lei; mi piaceva perché lavorava con metodo; sembrava un folletto. Cominciavo a capire alcuni lati del mio carattere; metodo ed organizzazione mi piacevano! Alla fine veniva pagata e lei, rilasciava una ricevuta. Penso che in quel modo l’agenzia della signora “folletto” fosse costretta a pagare le tasse. Eravamo in Germania alla fine degli anni 1960 ! Qui da noi va ancora tutto in nero !
Avevo abbastanza tempo per me e spesso andavo in giro a curiosare. Era così tutto ordinato, tutto così pulito, nessuna carta per terra ! In quegl’ anni stavano costruendo la prima metropolitana della città a cielo aperto e quindi il centro era abbastanza sottosopra. C’erano chiese bellissime come la Frauenkirche, e le chiassose birrerie che rappresentano veramente una particolarità di Monaco. Si mangia e si beve anche sugli alberi dove abili architetti avevano sistemato tavolini e sedie, grandioso ! Quanti boccali di birra vedevo passare! Poi c’erano le teche che conservavano i boccali della clientela più famosa e c’era anche il “boccale” di Hitler, nel quale avrei sputato volentieri dentro ! Mi capitò di andare all’Oktoberfest con l’intera famiglia, perchè da sola con le bambine non era il caso. Ci sedemmo ad un tavolo che sarà stato lungo 300 m e alla fine del capannone c’era l’orchestrina composta di omaccioni con trombe e tromboni, tutti vestiti con Lederhosen e gilè uguali, scarponi e calzettoni rossi fino al ginocchio. Le loro guance erano bordeaux e ciò contrastava con l’incarnato livido del resto del viso. Sembravano grossi gnomi. Intonavano canzoni ridanciane, volgaracce, tipicamente tedesche che io non avevo mai sentito e tutti i clienti, mentre mangiavano maialini e wurstel con crauti, le canticchiavano e si muovevano da una parte all’altra. Una vera festa degli ubriachi. Se non stavi attenta, di toccavano da tutte le parti.
Era comunque un’esperienza per mè che venivo da un paesino come la Cappella, dove non c’era mai nulla di diverso, tranne le processioni ! Però com’ero felice quando ero innamorata e se le cose fossero andate diversamente, questa Germania non sarebbe valsa un soldo di cacio a confronto !
Il viaggio
Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
Diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1967Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Orestina Raschi
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