Mestieri
cooperanteLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
GuatemalaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
famigliaTemi
famigliaMarco Cabiati resta affascinato dai bambini guatemaltechi che, racconta "spuntano ovunque".
Come è triste un mondo senza bambini. Come è triste il nostro mondo cori pochi bambini. I bambini sono qui al centro dell’attenzione, entrano sempre al centro della mia attenzione , entrano perché sono allegri. Ti osservano da lontano, perché tu vieni da lontano e loro lo sanno, per questo non ti tolgono di dosso i loro sottili, curiosi occhi, cercano di parlarti, cercano un contatto. Loro sono piccoli, sono i cuccioli di questa gente, ma sembrano una popolazione a sé, con le sua regole, i suoi confini, le sue leggi. I bambini spuntano ovunque: dai fossi lungo le strade, dalle finestre delle case, tra i campi, nella via tra le macchine parcheggiate, in chiesa sotto i banchi, tra le pieghe dei vestiti di una donna sbuca una testolina dai capelli arruffati, due occhi scuri, minimi come tutto il resto: questi i bambini del Guatemala. In un’aldea incontrai un bambino fantastico, che è ancora e resterà uno dei ricordi più belli di questo viaggio. Sbucò all’improvviso dalla porta accanto a quella della capanna dove le donne stavano preparando le tortillas , mi puntò una cannuccia di plastica, ritorta in modo da ricordare vagamente una pistola, e io caddi dolorante, come il gioco richiedeva che facessi. Quando mi ripresi dalla sparatoria simulata, ovvero quando riaprii gli occhi che avevo chiuso per un istante, Isaias, questo era il biblico nome del bambino, era li, col suo pancione, i suoi capelli corti, corti e dritti sulla testa, i piedi leggermente divaricati all’infuori, una fantastica creaturina che ora, con la maestosa dignità di un antico guerriero maya, mi porge la sua arma come dono di pace. La prendo e lui sparisce via a nascondersi, per tornare poi ancora a spiarmi, cercando un contatto, ma fuggendo timido. Rimango per un istante fermo con la cannuccia in mano, seduto sulla soglia della casa, aspettando che succeda qualcosa. Isaias ricompare con i suoi vestiti stracciati, allunga la sua mano verso di me: vuole giocare, ride, si allontana e sparisce. Con i fogli del mio taccuino faccio alcuni aeroplani; poi ne tiro uno ad Isaia, che ora ride come un matto raccogliendolo e provando a titarlo come avevo fatto io. Volano gli aerei di carta: gli “aviones” volano bianchi, come farfalle compiono le loro evoluzioni attorno alla testa di Isaias. Il futuro del Guatemala, il futuro del mondo; bambini. Pian piano le barriere cadono, il piccolo bambino degli aerei si avvicina, curioso tocca tutto ciò che mi appartiene, attratto dalla mia macchina fotografica si lascia abbracciare. Ora veste una tuta di velluto, un po’ consunta ma pulita; la madre lo ha rivestito, per mascherare la povertà per un istante, per cambiare la povertà in semplicità, quando questi due modi di essere coincidono, e Isaias è contento. Tra le mie braccia è contento, poi si ferma un istante con un’ispirata curiosità inizia ad accarezzarmi le braccia e a tirarmi i peli. Con la stessa espressione interrogativa scopre che sul mento, sopra la bocca, tra la bocca e il naso, crescono altri peli… curioso, vero? Lo stringo ancora a me, sono accovacciato; lui, acquistata ormai tutta la confidenza, continua a girarmi attorno, in cerca della macchina fotografica; mi passa dietro, non lo vedo; poi lo sento appoggiarsi alla mia schiena, come se dovessi portarlo come sua madre, legato con una striscia di tela sulla schiena. Penso che questo gesto significhi, nel linguaggio dei gesti che spesso i bambini, i viaggiatori, i muti usano, un affetto spontaneo, di completa fiducia. Proviamo a parlare, rompiamo il silenzio, per sapere se Isaias va già a scuola.
“Andrò a scuola quando sarò grande come il cielo”.
Questo è Isaias nel mio ricordo: il futuro del mondo è grande come il cielo nella mente dei bambini.
Il viaggio
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Paesi di emigrazione
GuatemalaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Marco Cabiati
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