Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaPeriodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Le osservazioni di Massimo Poscetti, ingegnere italiano in viaggio negli Stati Uniti nel 1952, si spostano sull’analisi del sistema fiscale e della redistribuzione delle ricchezze nel Paese che sta visitando, e che lo lascia impressionato per gli incredibili livelli di benessere che riesce a ostentare.
Da un conoscente, che, a Chicago da molti anni, ha impiantato con successo una fabbrica di utensili da cucina, sono stato invitato a pranzo, naturalmente in un ristórante italiano, dove abbiamo mangiato molto bene e all’italiana. Al momento del conto, egli ha mostrato una tesserina della sua società, perché addebbitassero quell’importo alla società stessa. Mi spiegò che quello era l’unico possibile inganno che poteva fare al fisco americano. Le tasse sul reddito sono così forti che molte spese personali conviene farle passere come spese generali della società. In quel caso particolare, il pranzo passava nelle spese di rappresentanza. Il tasso del fisco americano va aumentando col crescere dei redditi così rapidamente che nessuno ha interesse di chiudere i bilanci con guadagni eccessivi.
Per evitare che la maggior quantità dei guadagni finisca-no nelle casse dello Stato, molti utili vengono investiti in miglioramenti salariali ed in ampliamenti delle stesse industrie; vengono impiegati in nuovi laboratori di ricerche, devoluti a fondazioni culturali ed anche ad organismi di beneficenza o religiosi. Da quindici anni, le leggi sindacali e quelle che fanno capo al “New Deal”, la legge che proibì i monopoli e che diede allo Stato un certo controllo sulle industrie e sui commerci, ma principalmente la forte pressione del fisco, non hanno più permesso individuali e giganteschi arricchimenti; anzi ha distrutto le grandi ricchezze, i feudi capitalistici familiari; le ha frantumate e ridistribuiti. Il capitale azionario delle società non é più in poche mani, ma in quelle di migliaia e decine di migliaia di azionisti e spesso gli stessi operai sono azionisti della propria azienda. Le grandi società non sono più proprietà delle famiglie che diedero loro il nome. Tutto al più, oggi, i figli o i nipoti del fondatore fanno parte del consiglio di Amministrazione; il presidente, i dirigenti sono persone che si sono imposte per le loro qualità direttive. Questo livellamento si é potuto effettuare perché, circa dieci anni fa, il popolo americano si venne a trovare in una particolare momento di prosperità che seguiva ad un lungo periodo di depressione economica. Infatti, nel 1929, all’epoca dell’egemonia di pochissimi miliardari, si determinò la spaventosa crisi che ha fatto epoca, alla quale seguì il lungo periodo di lentissima ripresa. Il grande sviluppo produttivo imposto dalle esigenze della seconda guerra mondiale, determinò una grande prosperità, e, contemporaneamente, per rinsanguare le esauste finanze dello Stato, fu legiferata l’accennata pressione fiscale. Dopo la guerra, e ciò é meritevole, lo sviluppo industriale, quindi la prosperità, e la pressione fiscale furono accortamente preservate, dando origine alla più grande e utile riforma sociale che sia mai avvenuta nel mondo. Gli americani dicono che la loro grande ricchezza non deriva tanto dalla superiore progalità della Natura nel loro territorio, quanto da una eccezionale loro vitalità. Nel loro orgoglio, vi é qualche conferma alla tesi, ma é pur vero che l’orgoglio ha le radici nell’abbondanza e qualche volta anche nella poca conoscenza. Si meravigliano che in Europa non si imiti qualche loro sistema: forte produttività, pieno impiego, livellamento economico. Ma non pensano che gli Stati Uniti sono il paese più ricco del mondo, con una popolazione pari al 17% di quella mondiale e con il 50,5 di tutte le ricchezze del mondo; che la media del reddito annuale, in America, é di 1.700 dollari, mentre nel Canadà ed in Australia é di 800 dollari ed in Italia di 300. Ciò vuol dire che teoricamente, negli Stati Uniti, si é potuto distribuire un reddito annuo, a ciascun lavoratore, di lire 1.062.500, cioé di 188.541 mensili, mentre che in Italia si potrebbero distribuire per ogni lavoratore, escludendo quindi il milione e mezzo di disoccupati, un reddito medio di lire 187.500 annue, cioé 15.625 lire al mese. Avremmo la generale miseria.
Il viaggio
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