Mestieri
missionarioLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
AlgeriaData di partenza
1964Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
religioneTemi
religioneCosimo Piccolo racconta alcuni passaggi essenziali della sua vita che lo hanno portato ad avvicinarsi alla congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù.
La vita dei Piccoli Fratelli di Gesù così come descritta attraverso le “lettere dalle Fraternità” di Renè Voillaume, mi affascinò tantissimo, perché mi presentava un modo nuovo di vivere la fedeltà a Dio, l’amore ai fratelli, cioè senza abiti e pesantezze istituzionali, ma piena di condivisione alla condizione degli ultimi, dei poveri. Era ciò che più desideravo. Tutto il resto passò in secondo ordine. Gli stessi studi, da sempre invisi, ma che da qualche anno erano diventati la cosa più cara e preziosa della mia vita e per i quali mio padre stravedeva per sottrarmi alla greve dura vita dei campi, avevano perso importanza per me. Maturavo quella scelta in piena stagione conciliare, tanto difficile, quanto feconda. Ma sulle novità mi sono sempre buttato con slancio. Fu così che un pomeriggio degli ultimi giorni di marzo, dopo aver letto su “Famiglia Cristiana” la notizia che Carlo Carretto, ex Presidente di Azione Cattolica, dopo dieci anni di vita nel Sahara algerino, come Piccolo Fratello, aveva dato vita, con l’aiuto del suo amico Radi (ex Presidente della Giac di Foligno), in un ex convento francescano, abbandonato, messo a disposizione dal Sindaco, Ermanno Petrucci, ad una comunità d’accoglienza e di preghiera, partii per Spello, paesino arroccato su una delle pendici del monte di San Francesco d’Assisi: il Subasio, nella verde Umbria. Vi lascio immaginare in quale costernazione lasciai mio padre che avrebbe dato la vita pur di vedermi diplomato. “Finisci almeno l’anno”, mi ripeteva. E non aveva tutti i torti. Dio solo sa cosa avrei fatto pur di farlo felice.
Tutto mi affascinava della vita di Fraternità. Il lavoro di mezza giornata, il mattino. I momenti di preghiera. Le funzioni religiose in cappella e nel chiostro. La vita comunitaria. Le amicizie, tra cui quella dell’indimenticabile, don Ermete Scatoloni, prete operaio di Schegge, amico di fratel Carlo, e che poi entrerà a far parte della Comunità dei Piccoli Fratelli. La grande stima della famiglia Peppoloni Pierina e Vittorio Doronzo, presso la quale andavo spesso a zappare gli ulivi, come anche della famiglia Villamena Menica, con la quale lavorai diverse settimane a costruire il campo da tennis, davanti a casa sua, di fronte alla Porta Urbica, vicino a San Ventura, la sua tenerezza e generosità nel farmi trovare ogni mattina appena arrivavo la colazione pronta, mi commuoveva. Avevo lasciato, sì, mio padre e mia madre, ma il Signore me ne stava dando tanti, tanti altri.
Il viaggio
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