“Senza serbarsi rancore”

São Paulo 8 aprile ‘917

Adorata Argia

Oggi giorno di Pasqua rispondo alla tua cara lettera, tardai a risponderti proprio perché aspettavo questo giorno, pensando che mi avrebbe dato la forza di dirti e scriverti tante cose, ma sento che non posso, la mano trema la testa brucia.

E poi a che vale delle espressioni nel momento che cè l’impossibilità? Meglio sapersi in buona relazione senza serbarsi rancore, dimmi non è meglio?

Amata Argia metti in dubbio ciò che mi domandi riguardo nostro figlio, lo faccio mal volentieri, non ci pensare nemmeno, che se potessi dare molto di più volentieri lo farei, come sarei orgoglioso di poterlo fare.

Argia mi dici di scriverti a lungo, perdonami non posso. Ogni pochi minuti che passa i tramvai mi sembra che il cervello mi si spezzi. Debbo tralasciare le carozze i automobili che passa mi mette nervoso, quel vai e vieni di donne uomini bambini, che mi sembrano felici, mi sfenisce.

Tu devi scrivermi tanti fogli lunghi dirmi tante cose parlami a lungo di Gilberto e se puoi mandarmi qualche fotografia fatta di recente tua e di lui. Argia dove più mi sorprende nella tua lettera che mi dici di darti una parola di speranza ma dimmi, come posso io dirti ciò, dove saresti te a darla a me? Inutile di questo parlarne tu ami sempre… Fratta perciò non ne parliamo. Tante grazie della cartolina di S. Antonio di Gilberto. Tralascio di scrivere contracambiando saluti ricevi mille baci tanti saluti dala cognata Gigia che solo essa è consapevole dei miei dolori, mille bacioni a Gilberto.

Fra giorni vado in famiglia con mio fratello, perciò cambio direzione di nuovo mille baci saluti a tutti.

Tuo Antonio Ghinato