Lettere da Patrasso

Patrasso 15-8-41-XIX

Carissimi tutti, ieri e ier l’altro vi ho scritto da qua due cartoline in franchigia che potrebbero esservi arrivate già, quando riceverete questa o forse vi arriveranno tutte assieme. Dal mio telegramma e dalla lettera da Brindisi avrete già appreso all’incirca, della mia partenza per la Grecia. Perché qua e non altrove? Chi lo sa? È la solita altalena di ordini e contrordini, il solito alternarsi di disposizioni… Beh, il 12 siamo partiti da Brindisi e 24 ore dopo eravamo a Patrasso alle 5 di sera. Viaggio ottimo, mare calmissimo, visioni pittoresche delle sassose isole dell’Jonio, ricche di ricordi storici, mitici e recenti, Itaca, Cefalonia… Patrasso si presenta come una moderna cittadina, tra le montagne, il mare, gli oliveti e i vigneti. Finora son stato in città solo di passaggio, poiché ancora non abbiamo avuto libera uscita. Ma la via lungo la quale è il nostro accampamento e frequentatissima e vi si possono fare curiosi incontri: un prete ortodosso dalla lunga barba,- con un cappellino nero in testa, a cavallo di un minuscolo asinello; donne in lutto col viso, tutta la testa ricoperta da un velo nero; elegantoni che sfoggiano con raffinatezza pagliette tipo Principe di Galles; e curiosissimi carri tutti istoriati e disegnati, muniti di una tromba d’automobile; e belle ragazze (si vedono ancora dei profili greci, fra tutte queste faccie ebraiche o senza caratteristiche). Siamo accampati a qualche distanza dalla città in un oliveto e circondati da vigneti. Abbiamo ripreso qua con maggior rigore, data la maggiore necessità, la “campagna dell’uva”. Vendemmia anticipata quest’anno! Pare anzi accertato che a noi volontari alla fine della guerra sarà consegnato il nastrino della campagna; e dicono che il nastrino sarà nero o bianco, a ricordo delle preferenze di ciascuno per l’uva nera o bianca! Beh, anche qua non sono tutte rose. Aspettiamo, lo capite, molte cose e ci si aggiusta alla bell’e meglio. Per non stringer troppo la cinghia c’è l’uva… Si dorme con altri tre sotto un olivo, sopra delle foglie secche di grano turco. Fa caldo ma non tanto eccessivo; c’è solo il fastidio delle mosche, nuvole e nuvole, di giorno e delle zanzare di notte. Prendo giornalmente il chinino. La notte è bello stare sdraiati a guardare le stelle, le stesse stelle che guardate voi e aspettare così il giorno nel silenzio reso più profondo dal canto uniforme dei grilli e rotto solo ogni tanto dai passi delle pattuglie armate che vigilano il nostro riposo… Ed è strano un po’ pensare di trovarsi, così, in una terra straniera, tra gente nemica, nemica di ieri nemica di oggi. Dimenticavo, il giorno prima di partire da Brindisi ci hanno offerto un rinfresco, preceduto da una sfilata per la città… le solite cose… Noi in kaki applauditissimi, la gente pensava che andassimo in A.S. … e noi con una rabbia in corpo… Non so fino a quando e se staremo a Patrasso: per ora il mio indirizzo è: Divisione Piemonte — P.M. 82 P — non mettete, mi raccomando: Patrasso e ripeto, mettete sempre nella lettera il mittente. Non vi ho potuto fare un telegramma, non si può, e penso che in questi giorni siate rimasti in pensiero. State sempre tranquilli, anche se restaste vari giorni, anche molti, senza ricevere, potrebbe darsi che fossi trasferito a piedi nell’interno o altrove e non potessi scrivere; e la posta funziona quando può. Avrei altre cose da dirvi ma non voglio rendere la lettera troppo pesante, la voglio inviare per via aerea. Tanti tanti baci

Gavino

Strano, guardando la data ho visto che oggi è Ferragosto! È strano anche questo… tanti auguri a tutti.