Mestieri
imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GiamaicaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)La prima “fuga” di Stefano dalla riviera romagnola verso la Jamaica avviene su un volo di linea russo, particolarmente disagiato. Ma l’impatto con l’isola caraibica corrisponde esattamente al suo desiderio di fuga dall’Italia, e in parte anche dalla realtà.
Il prezzo di quei tiket, scelti da noi perché erano i meno cari sulla piazza, ci permisero di volare sugli autobus della compagnia russa aeroflot. È stato il primo e l’ultimo viaggio che ho fatto con quella compagnia. Ce ne hanno fatto passare di tutti i colori, sia all’andata che al ritorno, e per giunta sempre guardati a vista dai militari. Poi finalmente, dopo tanto penare, toccammo il suolo jamaicano. Arrivò l’ordine di sganciare le cinture di sicurezza, e tutti quanti ci incamminammo verso la scaletta. Quando poi varcai la soglia della carlinga, venni investito da un non so cosa che mi fece venire i brividi su tutto il corpo. Molti dicono che è la differenza di temperatura, alcuni dicono che è il clima, altri dicono che è il passaggio dall’aria condizionata dell’aereo all’aria caraibica, ma io non sono d’accordo con nessuna di queste teorie, perché la mia immaginazione va ben oltre, a queste stupide teorie, perché so riconoscere molto bene la differenza che passa fra i brividi e la pelle d’oca. A parte quell’episodio, la vacanza fù davvero molto sconvolgente, in cui cercammo di pensare il meno possibile a quello che stava accadendo al nostro paese. Passò talmente velocemente, che non ce ne rendemmo conto, i “materiali” per stordirci non mancarono sicuramente, ne trovammo di tutti i tipi, e riuscimmo a dormire sette notti in tre settimane. Quando arrivammo in Italia, non ci sembrò neppure di essere stati in ferie. I miei compagni tornarono alle loro case, e io mi imbarcai su di un nuovo aereo, e volai a Londra con la mia nuova fidanzata. L’aria della campagna inglese, dov’era, e credo ci sia ancora, la pensioncina dove alloggiammo, fù medicamentosa, e quando rientrammo in Italia, ero riuscito a focalizzare tre punti; non avrei mai più toccato la cocaina, e così è avvenuto, non sarei rimasto a lungo con quella ragazza, e terzo, che sarei sicuramente ritornato in Jamaica. Quando varcai la soglia di casa, ebbi l’impressione di essere “un” figliol prodigo, la mia famiglia era contenta di rivedermi, e nello stesso tempo, la ditta di famiglia aveva bisogno di manodopera, e così, mi ritrovai ancora una volta in sala-giochi a cambiar gettoni. Tutto si era calmato, però quello che guadagnava il piatto della minestra, ( a parer suo), era sempre mio padre. La domanda; cosa farai da grande, mi venne fatta un milione di volte, e io, risposi che mi ritenevo assunto solo fino alla fine dell’estate, e che poi me ne sarei ritornato in Jamaica. Storzarono un po’ il naso, ma accettarono, il patto. Così, non era ancora finito febbraio, che ero di nuovo in mezzo a i velenosissimi suoni dei video games. La prima cosa che si avverò secondo le mie profezie, fù che terminò il rapporto con la “femmina di turno”. Una profezia che non avevo predetto, fù che mio padre durò tutta l’estate, a martoriarmi con le sue morali, e che non era possibile desiderare di lavorare solo sei mesi all’anno. Ho sempre cercato di spiegargli, che non sono una persona uguale alle altre, che mi sarei sposato molto tardi, ma non ha mai voluto credermi. Se la devo dire tutta, voglio anche scrivere che ho anche sempre cercato di non fare gli stessi errori che commettono quasi tutti, e per primo ci metto il matrimonio cattolico cristiano. Lavora che ti lavora, arrivò anche l’autunno, e di conseguenza il mio cervello cominciò a macchinare l’organizzazione per le prossime vacanze.
Il viaggio
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