Mestieri
militare, agente di commercio, fotografoLivello di scolarizzazione
Accademia MilitarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'America, GiapponeData di partenza
1863Data di ritorno
1890Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914) Periodo pre-unitario (fino al 1876)Adolfo prova a spiegare alla famiglia le ragioni che l’hanno condotto a interrompere ogni contatto per oltre vent’anni.
Cari genitori e sorella
Peccavi, e qui devo fermarmi. I Giapponesi hanno un’espressione così adatta al mio caso, ma è intraducibile; vorrebbe dire: “è stato destino, quello che è sucesso è sucesso, la colpa è mia ma sarei quasi pronto a fare lo stesso nelle medesime circostanze”. Un figlio muore avvelenato (accidentalmente), la moglie in conseguenza diventa un’ubbriaca cronica; io lascio la casa, divento soldato di marina, il giorno dopo caporale, pochi giorni appresso sergente, quindi commandante di guardia nella quale posizione faccio il giro del mondo che dura più di cinque anni. volevate ch’io vi dicessi delle bugie o che vi tormentassi colle mie sventure? Appena ritornato in America domando e ottengo il congedo per prendere una posizione nell’armata Giapponese. Ritornato a Yokohama trovo uno dei miei apoggiatori moribondo, l’altro partito. Entro nel commercio con un socio con sucesso piuttosto unfavorevole (sfavorevole, Ndr) che altro, compero uno stabilimento fotografico (denaro che gli amici mi forzarono a prendere) e dopo un anno di completo sucesso vengo abbruciato, e perdo circa seimila dollari. Mi imprestano di nuovo il denaro necessario per fare un viaggio artistico del Giappone, e ricominicare a fabbricare lo stabilimento. Cose vanno bene di nuovo. Mi dimenticavo ero stato abbruciato già due volte. In tutto 3 volte.
Ecco perché ho cominciato a non scrivervi. Non volevo rammaricare i miei. Volevo che mi credessero … cosa? … non so, ma la mia intenzione non era di rimanere silente un quarto di secolo. Dopo qualche tempo non seppi come cominciare a scrivervi. Avevo fatto un attentato di ritrovarvi circa cinque anni fa; ma il mio amico che venne in Italia e che doveva venire a ritrovarvi, nel mentre si avvicinava a Vicenza ricevette un dispaccio che la madre stava per morire, per cui ritornò a Milano e al Giappone senza vedervi. È lui stesso quello che si pensò di far uso della gentilezza del Filipponi e in fatti di tutti gli ufficiali del “Rapido” con cui eravamo sempre assieme durante la loro fermata in Yokohama; altrimenti non credo che ancora vi avrei scritto. Mi sembrava impossibile di ritrovarvi tutti vivi, e avevo paura di ricevere notizie di voi. […]
Fatemi il piacere, non mi rammentate il mio passato. Ho molto sofferto, e soffro ancora in conseguenza di quello. La moglie è venuta due volte al Giappone per fare la pace eccetera, ma io l’ho rimandata a New York dove ora si trova, e spero che non ritornerà più. Il figlio più vecchio morì circa 10 anni fa di tifodea, era un buono e bravo e bel ragazzo, secondo i rapporti dei guardiani; io non lo avea visto per circa cinqu’anni, mi penso. L’altro come vi ho detto morì avvelenato quando aveva circa 6 mesi, e fu la cagione di tutte le mie sciagure.
Ora vivo in pace, piuttosto come un misantropo, perché al di fuori degli affari non voglio conoscere che ben pochi. Tutti però mi conoscono in questa città e a tutti sono ben visto, ma io non voglio che la quiete, i miei libbri e la speranza di vedervi qualche giorno. […]
Mi spiace sentire che la madre soffre, e che non sappia ancora che sono ancora al mondo. Spero che troverete un mezzo di farcelo sapere. Non potete incominciare una corrispondenza immaginaria col console di New York, poi con quello di San Francesco, quindi quello di Yokohama? Leggere in qualche foglio qualche caso di figli ritrovati eccetera eccetera, e guidarla passo alla scoperta? […]
Il piacere d’avervi ritrovati tutti al mondo è stato grande, ma io non posso esprimermi. Non sono mai stato un uomo di parole. Sono molto laconico, eppure sento quanto gli altri, se non di più. […]
Avrei desiderio di scrivere di più ma sono troppo pressato. La malla (forse “mail”, posta, Ndr) parte domani mattina, ed ho molto a scrivere. Non aspetterò vostra risposta per scrivervi ancora. State bene fino a ch’io possa rivedervi.
Addio
Adolfo
Il viaggio
Mestieri
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