Coloriti umani

Porto un ostile ricordo, delle due giornate di navigazione verso la costa Siberiana; non vedo l’ora di lasciare il piccolo e niente confortabile battello. Tocchiamo infine Vladivostock e si sbarca dopo noiose formalità russe di passaporto e dogana, sotto un diluvio che allaga la città, imbruttendola in modo compassionevole. Una montagna più che una città, addossata al mare; una fortezza senza carattere e senza eleganza, antipatica a primo colpo d’occhio. Come in tutti i porti d’Oriente già traversati, una folla di chinesi in prevalenza misti qui a malesi, a coreani, a giapponesi, ad indiani. Dal giallo al bruno, una gradazione di caldi coloriti umani, in contrasto le barbe dorate dei militari ed i volti di bianchézia trasparente delle giovani russe. Fabbricati, uomini, cavalli, carrozze, tutto mi sembra colossale, tutto mi pare guardato con la lente d’ingrandimento arrivando dalla minuscola civette-da’ del Giappone. La curiosità di questa città è l’assenza delle vie ! Esistono dei tagli larghi e regolari, erti e faticosi, ma fanghi e fossi ne costituiscono il selciato! Una specialità propria della Siberia a quanto si dice ! Ci avevano avvertito di tenerci bene in guardia dài ladri infestatori di questa città, ma per quanto ‘ guardinghi, non abbíamo potuto sfuggire all’insidia tesaci, e proprio all’ hotel (il disgustoso moderno Hótel d’Allemagne) e dai proprietari di esso!