Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Bajoni racconta episodi di vita vissuta tra Napoli e Bengasi, e a bordo della nave ospedale Aquileia, nel corso della Seconda guerra mondiale.
2a missione Napoli-Bengasi-Napoli = 27/8/1940 – 18/9/1940 =
Dal 27 agosto al 18 settembre da Napoli, a Bengasi con 14 giorni di sosta in questo porto, e di notte sempre oscurati. Visito Bengasi, la città antica e quella moderna, la Piazza del Re con i suoi magnifici portici e i caffè, la Chiesa, la Moschea (per quanto permesso), il Suk, il Bazar (mercato arabo), il monumento in località “Giuliana” dove sbarcarono nel 1911 i bersaglieri nel corso della guerra Italo – Turca . Solo allarmi per ricognitori: probabilmente non erano ancora stati costituiti nelle vicinanze grossi depositi di materiali o munizioni. Da borghese non mi ero mai comperato anelli. Ne avevo solo uno di acciaio inossidabile fattomi da un tornitore quando ero alla Breda e sul quale avevo fatto incidere intrecciati G. B. le mie iniziali, ma giunto a bordo, mi accorsi che piaceva moltissimo al capo panettiere Giobatta Barbera, di Laigueglia, e io lo patteggiai con un contratto verbale e una stretta di mano : -Ti do l’anello, ma fin che rimarrò a bordo di questa nave tu dovrai ogni mattina darmi un pezzo di focaccia con le cipolle di quella speciale che fate per voi tre panettieri, pane a volontà, e la domenica un pezzo di torta, di quella che prepari per la mensa ufficiali -. Affare concluso, rimasi senza anello. I miei compagni ne sfoggiavano di belli e, poiché nel frattempo avevo percepito 75 lire come premio per l’avvistamento in tempo utile per non urtarle di 3 mine galleggianti (25 lire a mina), un giorno entro in un botteghino del suk che esponeva grossi anelli argentati. Ne scelgo uno con l’interno placcato in oro e sul dorso caratteri scritti in arabo. Dopo aver contrattato a lungo il prezzo, come è usanza nei paesi arabi, lo compero per 60 lire e il venditore mi assicura che si tratta di artigianato beduino originale. Lo mette in una scatoletta che incarta. Sulla porta della bottega, mi volto e gli chiedo : – Che cosa significa la scritta in arabo sull’anello ?- Mi risponde : – Come vuole il destino -. La sera rientro a bordo, apro la scatoletta e sul fondo leggo, non senza delusione, “artigianato orafo fiorentino”. La mattina seguente partiamo e io mi ritengo ingannato da un arabo, ma l’anello mi piaceva e diversi compagni me lo invidiavano. Rientriamo a Napoli dopo una tranquilla traversata il 18 settembre. Finito il posto di manovra e sistemato lo scalandrone, viene a bordo la principessa Maria José per una visita ai feriti e agli ammalati. Molto ossequiata dagli Ufficiali, si reca dapprima in segreteria di Direzione a ravvivarsi il trucco, poi va a visitare i degenti. Vera carità cristiana o visita programmata perché lo prescriveva il protocollo ?
A Napoli, al molo dell’Immacolatella Vecchia, molto spesso attraccava al nostro fianco l’avviso scorta Orsa sul quale era imbarcato il mio amico Gaetano Carati (oggi anch’egli socio dell’A.N.M.I – Monza) e, poiché entrambi conoscevamo bene la città, a volte, anziché andare in franchigia scendevamo dalle rispettive navi e ci sedevamo sulle panchine di cemento del molo e discorrevamo di quando, bambini, giocavamo insieme nelle cascine dei nonni e, inoltre, degli amici e di quanto avveniva in navigazione durante le uscite in mare delle nostre navi. Preferivamo trascorrere il tempo libero così piuttosto che gironzolare per la città o rinchiuderci in qualche cinema rischiando di essere coinvolti nella calca se fosse suonato l’allarme aereo. Noi eravamo abituati prima alle bombe e poi al segnale d’allarme. Sull’avviso scorta Orsa erano anche imbarcati come capo R.T. Remo Dal Pra e il cannoniere Gino Meggiorin, ora scomparsi, che allora non conoscevo : dopo la guerra si sarebbero trasferiti entrambi a Monza e si sarebbero iscritti nel gruppo marinai in congedo. Durante una franchigia a Napoli incontro un carissimo amico del Carrobiolo, Umberto Castelli, autiere (non ricordo di quale reggimento) e autista del Colonnello comandante. In Piazza Municipio ci facciamo ritrarre da un fotografo ambulante. Sul retro delle foto scriviamo : “Vinceremo e avremo il congedo” e le spediamo alle nostre famiglie. I parenti le fanno pervenire a “Il Cittadino”, il giornale monzese in cui vengono pubblicate. Eravamo due poveri illusi, ma la guerra era cominciata da poco e non potevamo prevederne l’esito. Con i nostri vent’anni vivevamo alla giornata cercando di divertirci.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
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