Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraBajoni descrive nei minimi dettagli un drammatico intervento di recupero di cadaveri di marinai italiani al largo di Malta.
3a Missione Napoli-Tripoli-Bengasi-Napoli = 28/9/1940 – 18/10/1940 =
E’ stata tragica. Partiti da Napoli il 28 settembre per Tripoli, arriviamo al mattino del 1° ottobre alle ore 11 ; imbarchiamo i feriti e gli ammalati e il 4, alle ore 16, proseguiamo per Bengasi dove giungiamo il 6 alle ore 12 per completare il carico. In serata, per la prima volta, avendo ricoverati a bordo, usciamo dal porto e dirigiamo per Ras Taiunes, località sulla costa poco lontano dalla città, in località “tomba del Marabutto”, restando illuminati tutta la notte. Rientriamo in porto il mattino seguente per il carico dei feriti arrivati dal fronte nella notte. Ho sentito dire che Marabutto era il titolo attribuito ai santoni arabi. La tomba era un edificio a cupola, tutta dipinta di bianco alta come un palazzo di due piani. Da Bengasi ripartiamo il 12 ottobre alle ore 14 e la navigazione si presenta tranquilla, ma nella notte, in un combattimento navale tra una nostra formazione ed una inglese (Incrociatori pesanti Aiax – munito di radar -, Orion e altre navi), il nostro C.T. Artigliere e le Tp. Ariel e Airone sono affondati. Per via radio ci viene ordinato di dirigere subito alla massima velocità consentita, purtroppo solo 9 nodi anziché 14 per difficoltà nelle caldaie causate dal carbone tedesco, sul punto dell’incontro al largo di Malta tra 36° 40′ e 36° 00′ lat. Nord e 16° 00 e 16° 40′ long. Est. Giunti nella zona segnalataci non troviamo nulla ; ci fermiamo parecchie ore incrociando, ma senza risultato. Un radiogramma ci dirotta su Augusta. Arrivati qui, il Comando Marina è convinto che abbiamo a bordo i naufraghi e, invece, non abbiamo nessuno. Ci ordinano di ripartire subito – nel frattempo si sono perse 30 ore – ma con un punto geografico questa volta preciso 36° 04′ lat. Nord – 16° 06′ long. Est. Giunti sul luogo dello scontro troviamo solo cadaveri galleggianti, alcuni senza ferite e pertanto morti per inedia a causa del lungo tempo di permanenza in acqua_: lo sbaglio nell’indicazione delle coordinate geografiche ha avuto forse queste conseguenze ? Mettiamo a mare diverse lance di salvataggio, in una c’ero anch’io con un medico : nel caso avessimo trovato qualche ferito, avrei dovuto segnalare a bordo quanto mi avrebbe ordinato il sanitario in modo che si potessero preparare le sale operatorie senza perdere tempo. Purtroppo, questo non si verificò. Nel frattempo le lance a mare sono continuamente sorvolate, quasi a pelo d’acqua, da un idrovolante quadrimotore inglese, il famoso Short Sunderland e avevo paura che ci mitragliasse. Ho ancora vivissima la memoria di questo fatto : a un marinaio morto, che aiutai a sollevare per metterlo nella lancia, infilai la mano sotto il corpetto azzurro, un maglione blu a collo, aveva indosso solo questo indumento e le mutandine da bagno e il piastrino di riconoscimento. Questo piastrino, che ogni marinaio portava al collo, era formato da una corta catenella che, una volta messa al collo, non si poteva più sfilare dalla testa ed il fermaglio di chiusura della stessa non si poteva più aprire. Vi erano infilati due dischetti staccabili, con forza, dalla catena e su questi erano incisi : anno di nascita, categoria, cognome, nome e matricola , inoltre, per la maggior parte, una C indicante religione Cristiana : il tutto in materiale inalterabile con l’acqua di mare. In caso di morte un dischetto rimaneva con la salma, l’altro tornava al Comando per la triste incombenza di avvertire i famigliari. In quel frangente non rilevai il nome, mi ricordo solo la classe “1920” e il fatto che accanto al piastrino, qualche sarda aveva già iniziato a intaccare il petto. Dopo aver visto quella scena non ho mangiato, né mangerò più le sarde, né fresche, né in scatola, né in altro modo. Si potrebbe obiettare : “anche gli altri pesci…”. Ma io non li ho visti fare quello che facevano le sarde. Recuperiamo circa 35 salme che sbarchiamo ad Augusta e qui, poiché la ricezione ospedaliera della base e della città è già completa, imbarchiamo parecchi feriti tra i quali, molto grave, il Comandante Alberto Banfi, dell’Airone, il quale aveva una bruttissima ferita. Si sarebbe salvato. Questa notizia mi viene passata da compagni infermieri del reparto chirurgia. Rientriamo a Napoli il 18 ottobre.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
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