Mestieri
minatoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Francia, BelgioData di partenza
1946Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Una volta in Belgio, Francesco si da subito da fare.
In Belgio conobbi molte personalità italiane e belghe, civili e religiose. Vivevo da solo in un paese chiamato Bouverie, frequentavo un gruppo di ragazzi della Jounessere Ovrier Catholique (JOC) e con loro tutte le domeniche andavo a cantare la messa. Conobbi anche Pietro Da Varzi, un frate cappuccino che faceva il corrispondente dell’Osservatore Romano dal Benelux. Egli mi fece frequentare la scuola del Sindacato Cristiano Belga. Sempre con Pietro Da Varzi collaborai alla fondazione del giornale “Il Sole d’Italia”, scritto in lingua italiana e da lui diretto. Quel giornale era l’unico in tutto il Belgio scritto in italiano e per me che ci collaborai rappresentava il primo impegno sociale in terra straniera. Frequentai anche le scuole serali di indirizzo industriale e commerciale della sezione mineraria di Frameries. Mi recavo a scuola dopo aver lavorato per un turno intero con la perforatrice, a mille metri di profondità. La volontà e la tenacia di voler a tutti i costi diventare qualcuno per non essere solo un numero di matricola per la società mineraria era così intensa che mi aiutava a superare qualsiasi sforzo fisico. Molte sere dopo le lezioni mi mettevo nuovamente a studiare e capitò più d’una volta d’addormentarmi sul vocabolario di francese. […]
Dal 1947 in avanti mi adoperai per agevolare l’ingresso in Belgio, ovviamente con regolare contratto di lavoro, di altri lavoratori sardi. I primi arrivarono a luglio, da Ardauli, Zuri, Sorradile, Nugheddu Santa Vittoria, Tadasuni e da molte altre parti della Sardegna. Il primo aiuto che garantivo loro era la traduzione delle lingue, che per i sardi che conoscevano poco anche l’italiano, rappresentava il massimo sostegno che potevano sperare di avere nei primi giorni d’impatto con la realtà straniera. Dalla sola Ardauli per lavorare nelle miniere di carbone ne giunsero oltre novanta, una ventina insieme alle proprie famiglie. Alcuni di questi operai ci rimasero pochi anni, altri invece rimasero fino all’età della pensione e, una buona parte, sono rientrati ad Ardauli. […]
Una volta inviai una trentina di contratti di lavoro già firmati dalla direzione della miniera, la metà ad Ardauli e l’altra metà a compagni che consocevo a Sorradile, Nugheddu Santa Vittoria, Zuri e Soddì. Dai potenziali lavoratori che volevano emigrare in Belgio dovevano essere solo compilati e rispediti per posta. Ebbene, accadde che i lavoratori dei paesi vicini ad Ardauli superarono tutti l’esame medico presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro ed emigrarono. Mentre scoprii che agli ardaulesi quel diritto gli fu impedito dai soliti signorotti locali, con la complicità dello stesso Ufficio Provinciale del Lavoro, adducendo la sucosa che in paese c’era penuria di manodopera. Ancora una volta quei signorotti ci misero lo zampino, per impedire ai giovani d’emanciparsi, di crearsi un avvenire migliore e di crescere culturalmente.
Secondo le loro intenzioni i giovani del mio paese dovevano continuare a vivere nella miseria e sottostare al loro volere.
Il viaggio
Mestieri
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licenza elementarePaesi di emigrazione
Francia, BelgioData di partenza
1946Data di ritorno
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Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Francesco Ibba
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Durante un giorno di festa incontrai due cugini di mio babbo, emigrati, ch’erano tornati per stare...
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Ritorno da vincitore
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