Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
DanimarcaData di partenza
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Francesco piomba a Copenaghen a casa di un ragazzo conosciuto in un ostello in Svizzera che gli aveva proposto di andarlo a trovare. Riceverà un’accoglienza sontuosa da parte della famiglia.
Venne l’idea di andare in Danimarca e Karin mi suggerì di imbarcarmi nella vicina Travemunde. Così, un camioncino mi portò a Lubecca, una cittadina molto bella resa famosa dal romanzo di Thomas Mann. In questa città, tra palazzi severi e venditori chiassosi, delle donne in abito nero e cilindro offrivano i biglietti di una lotteria. Col servizio di autobus di linea raggiunsi Travemilnde e dopo essere andato avanti e indietro per il lungomare la sera m’imbarcai sulla motonave per Copenhagen. La traversata notturna fu serena ma non feci in tempo a conquistarmi una poltrona per la notte, distratto com’ero ad osservare l’imbarco di tanti giovani danesi che si precipitavano sui posti a sedere. L’indomani mattina sbarcai seguendo il percorso degli altri passeggeri.
Dopo mi persi per le strade. Fermai un giovane soldato, chiesi nel mio elementare scorretto inglese come raggiungere l’Albergo per la Gioventù ed egli m’indicò, in perfetto inglese, il tram da prendere. Gli dissi che prima dovevo cambiare ì miei marchi in corone ma mi rispose che era domenica e solo alla Stazione Ferroviaria avrei trovato un Ufficio di Cambio aperto. Mi accompagnò alla fermata del tram per la Stazione, fece scendere il bigliettaio, gli spiegò dove dovevo andare, mi pagò il biglietto del tram e andò vía. Il bigliettaio mi prese per il braccio come una vecchia signora e mi fece accomodare nella carrozza. Questo fu il mio primo contatto con l’ospitalità danese che da quel momento in poi condizionò il mio atteggiamento verso questo paese e verso la sua gente. All’Ufficio della Stazione Ferroviaria cambiai i marchi in corone e non so per quale motivo anzicchè prendere il tram per lo Albergo per la Gioventù depositai lo zaino alla Stazione e presi un altro tram diretto alla casa di Ebbe. Trovai l’indirizzo, bussai e mi apri una donna non molto alta, dalla faccia larga, dai capelli molto chiari, con le trecce tenute su che, malgrado suo figlio Ebbe non fosse in casa, mi fece accomodare in una camera piena di divani e poltrone parlando con me, in francese mi pare, come se parlasse con una persona che conosceva da tempo. Con lei era suo marito, dal mento a punta con una corona di capelli bianchi, che interveniva sorridendo dolcemente. Poi la madre, che si chiamava Agnes, mi accompagnò al piano di sopra, alle cui pareti della scala era appesa una fotografia di Wiston Churchill, e mi mostrò la stanza di Ebbe che era composta da una libreria piena di libri, da una piccola scrivania e da un letto disposto sotto un soffitto irregolare. La finestra infatti era obliqua perchè eravamo nel sottotetto. Mentre mamma Agnes mi mostrava la stanza di Ebbe dal piano di setto venne un chiacchierio in danese al quale partecipò mamma Agnes da sopra e, rivolta a me, mi fece cenno con un sorriso di sottintesa di nascondermi dietro una porta. Io rima sì seminascosto dietro la porta e vidi salire una ragazza snella, bionda, dai capelli corti e tenuti ritti e dal viso largo che mi parve fosse il soggetto dello scherzo. Lentamente e molto impacciato venni fuori da dietro la porta, salutai e non capii nulla di quello che i tre si dicessero, tranne il fatto che rappresentavo una sorpresa per Grethe (questo era il nome della ragazza). Ero confuso del comportamento confidenziale nei miei confronti, del coinvolgimento familiare nel realizzare uno scherzo infantile. Scendemmo per le scale. Madre e figlia si apprestarono alla tavola e ai fornelli della cucina mentre il padre che si chiamava Ernest mi portò nel giardino dove era un pennone a cui attaccò e issò la bandiera danese. Ebbe arrivò tardi, poco prima del pranzo ma l’atmosfera a tavola fu di gran festa. Poi con Ebbe, in tram andammo a prendere il mio zaino al deposito della Stazione e mi fu assegnata, per la notte, la camera di Ebbe e lui non so dove andò a dormire.
Il viaggio
Mestieri
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1953Periodo storico
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