Mestieri
marinaioLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1930Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraDe Gregori si trova casualmente nel bel mezzo della cosiddetta “operazione moschettiere”, l’aggressione inglese e francese ai danni dell’Egitto che nel 1956 aveva da poco deciso di nazionalizzare lo Stretto di Suez.
Si fece alcuni viaggi per Mestre e durante uno di questi, mentre erava mo tutti a tavola il radiotelegrafista ci comunicò l’affondamento dell’Andrea Doria, ne fummo tutti rattristati e nessuno di noi disse più una parola per tutta la durata del pranzo. Dopo qualche giorno si giunse a Fao in Persia dove si caricò il greggio per Colombo (Cylon). Il giorno del nostro arrivo in questo porto, la città era in festa, perchè era stato ucciso un leone che seminava terrore fra la popolazione, avendo fatto dieci vittime alla perififeria della città. Scesi a terra solo per raccogliere un sassolino per ricordo, come facevo di solito, volevo essere prudente a causa dei leoni incavolati. Partimmo lasciando il radiotelegrafista all’Ospedale, così invece di dirigerci a Fao nel golfo Persico, toccammo Bombay per imbarcare l’altro radiotelegrafista, che con l’aereo era giunto dall’Italia. Qui la sosta fu di qualche ora, nella rada, così il sassolino per ricordo non lo presi, era mia abitudine di prenderne uno in ogni porto che toccavo per la prima volta, purtroppo questi sassolini, con su scritto il posto di provenienza, andarono persi durante un traslocco. Proseguimmo per il golfo Persico, accompagnati dal monsone a suon di veri e propri sculaccioni dati dalle enormi ondate alla poppa. Giunti nuovamente a Fao imbarcammo ventimila tonnellate di petrolio greggio, pericoloso per le esalazioni di gas infiammabile, per cui nessuno poteva fumare, pena l’arresto, severa disposizione delle autorità, messa in evidenza da manifesti attaccati per tutta la nave. Questa volta si doveva andare a Gooteburg in Norvegia, il viaggio sarebbe durato un mese e poco ci manco che ne durasse due, a causa della prima chiusura del canale di Suez. Infatti quando si imbocò il canale insieme aa altre ventiquattro navi, giunti ai Laghi Amari, sosta necessaria per permettere il passaggio di altri convogli provenienti dal Mediterraneo, ci accorgemmo che qualcosa non funzionava, infatti vedemmo colpire dalla contraerea un aereo, certamente israeliano, e cadere in fiamma poco lontano da noi. Riprendemmo il cammino e giunti ad Elcanta, cittadella sulle rive del canale, il convoglio fu fermato per lasciar passere la truppe egiziane dirette nel Sinai: il resto del convoglio poi proseguì noi fummo costretti a sostare ancora per far rifornimento di lubrificante.
Quando alla sera eravamo pronti per ripartire, nessun pilota si fece vivo, nonostante le nostre ripetute chiamate con fischi di sirena, e un soldato che era di guardia a bordo ci diceva: “questa nave non partire più”, ma il comandante spazientito fece mollare gli ormeggi e si ripartì, senza pilota e il soldato che era a bordo, con buone maniere, fu fatto scendere. Al mattino, appena fece giorno, ci trovammo in mezzo ad un centinaio di navi da guerra e mezzi da sbarco, fu facile capire le loro intenzioni, infatti un cacciatorpediniere inglese si avvicinò e con il megafono ci ordinò di allontarci, a questo ordine, il nostro comandante infuriatò gridò: “siete dei criminali, vergognatevi! aggredire così della gente inerme”, purtroppo quel giusto sfogo non servì a niente perchè dopo poche ore Porto Said fu bombardata. Quando fummo nel canale di Sicilia ci fu ordinato, per via radio, di dirottare per Malta, ma quando eravamo nelle vicinanze arrivò un nuovo ordine: dirigersi al Pireo. Nella nostra mente affioravano brutti ricordi: la guerra, le bombe e per completare le ventimila tonnellate di greggio che avevamo a bordo. Finalmente si giunse al Pireo e si scaricò tutto il carico, con nostro grande sollievo. Questo nuovo clima di guerra oltre che a risvegliare dei brutti ricordi, risvegliava anche la paura e tutti pensavamo che eravamo sani e salvi grazie all’energica decisione del nostro comandante, perchè sarebbe ro bastate ancora poche ore di attesa e saremmo stati coinvolti nel bombardamento di PortoSaid, quindi l’intero equipaggio chiese lo sbarco, così la nave fu fatta rientrare a Genova, ove sbarcammo tutti.
Il viaggio
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marinaioLivello di scolarizzazione
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