Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
lavoroTemi
lavoroUn guasto irreparabile al camion, unico patrimonio con cui Publio contava di intraprendere la via imprenditoriali in Africa, getta l’uomo nello sconforto più nero. Non gli è rimasto più nulla, l’unica strada da intraprendere è di abbandonare ogni velleità di lavoro autonomo e cercare un impiego da dipendente.
Uscito fuori dalla capanna, il mio uomo fece un urlaccio e dopo poco comparvero altri tre compari, slanciati, dritti, di un bel nero lucido, con l’immancabile stecco raschiadenti tra le labbra ed il bastone antiserpenti sulle spalle. Fecero un discorsetto tra loro, poi, tutti d’accordo iniziammo l’operazione di ricerca e montaggio delle stanghe alle ruote del camion, mediante il solito cavo telefonico di cui ero già ben provvisto. Ultimato accuratamente il lavoro partimmo con ogni cautela e prudenza. La pista era adesso abbastanza buona, dal fondo sodo e pianeggiante, tuttavia l’andatura doveva essere lenta perché i negri alle stanghe erano pochi per la bisogna. Comunque, verso le due del pomeriggio, raggiungemmo il muro a secco di un fortino e lì affiancai il mezzo. Mi avvicinai alla guardia, all’ingresso, gli spiegai la mia situazione e lo pregai di dare un’occhiata al camion stesso fino al mio ritorno con il pezzo di ricambio che speravo poter rimediare ad Addis Abeba.
Ma quel milite non l’ho mai rivisto. Ottenuto un passaggio da un camion, all’imbrunire mi trovavo alla periferia della Capitale, in prossimità del campo, sede di una ditta che rappresentava an che la mia Galletti. Era un piccolo spiazzo tra una selva di eucalipti, con una casetta abissina da un lato. Chiesi permesso e fui accolto da un giovane al quale esposi il mio dramma. Mi rispose, secco, che non era autorizzato a darmi aiuti economici e che non riteneva possibile reperire su piazza, il pezzo di ricambio a me occorrente.. Questa categorica affermazione, dalla unica fonte delle mie speranze, costituì l’ultima mazzata alla mia resistenza morale.
In quel momento così oscuro e tenebroso, più ancora del vicino ululare delle jene, nella oscurità della tarda sera, non sapevo più cosa pensare, dove dirigermi. Vidi in un angolo, tra i cespugli di eucalipto, il relitto di un camion della prima guerra mondiale e mi infilai nella sua cabina. Trainai uno sportello privo di vetro con una balla sfilacciata esistente li dentro e mi coricai sul duro sbrindellato sedile. Chiusi gli occhi ed il mio pensiero si trovò tra le mie care, alle quali rivolsi una fervida invocazione di aiuto alla preghiera a Dio, affinché mi avesse ancora sostenuto nella speranza. Il sonno venne presto a placare la mia angoscia e a giorno fatto uscii da quel rifugio avviandomi verso il centro della città. Il mio incedere era lento, trattenuto dal triste presagio che ad ogni passo prendeva più consistenza : il crollo completo del mio sognato progetto. Ormai la mia situazione oggettiva stava sopprimendo lo spazio a quel mio miraggio tanto perseguito di fare il trasportatore in proprio. Non avevo più che pochi spiccioli, ma soprattutto non avevo più alcuna possibilità di appoggio per il recupero del mio automezzo in balia della depredazione e del vandalismo nero. Così, come trasognato, in un mare di gente bianca e nera che si muoveva in tutte le direzioni, ignara della presenza di un derelitto in mezzo ad essa, raggiunsi il centro della città. Arrivato in uno slargo, di fronte ad un bar, affiancato da un’estesa pergola carica di uva già grossetta, entrai in quel locale e mi sedetti in un angolo solitario. Qui raccolsi tutte le mie residue energie mentali e mi misi a pensare, a riflettere sulla nuova via da intraprendere. Mi sovvenni che era la mattina del due novembre: il giorno dei morti.- Allora quale altra cosa più bella avrei potuto fare se non rivolgermi ai miei cari defunti? Mi disposi così al più profondo raccoglimento per la ricerca dei migliori sentimenti e delle più toccanti espressioni per loro. Invocai quindi a lungo, fervidamente, tutto il loro aiuto per una via discampo al terrificante baratro verso cui mi vedevo inesorabilmente travolgere. Pregai con tanto ardore, con tutta la sincerità della mia assoluta incrollabile fede in Dio e nel suo aiuto sicuro. Pregai molto e con altrettanta convinta fede Santa Rita da Cascia, nota protettrice di noi umbri. E tra un’invocazione e l’altra si fece luce nel mio cervello una considerazione : Il camion era oramai da ritenersi sulla dolorosa via dello sfacelo, tra le mani vandaliche degli indigeni. E allora che giova’ più pensare a lui? Pensa solo a te stesso, alla tua vita; devi continuare a vivere! E’ il primo e più fondamentale dovere verso i tuoi. Lo potrai purché tu cerchi un lavoro; uno qualunque. Così sopravviverai a questa difficile fase e chi sa che cosa potrà scaturire poi, Dio solo sa. Allora provvedi subito, cerca, indaga. Ma che cosa cerco? Dove vado a chiedere? A chi domando un posto di lavoro?
Però questa era forse la giusta la migliore idea del difficile momento, la più saggia. Dovevo restare piccolo, umile, dipendente degli altri. Quindi dovevo riprendere quella strada. Ricominciare tutto da capo, da zero.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
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1937Periodo storico
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