Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)È il drammatico momento in cui Bigiarini si stacca dalla famiglia per prendere parte alla guerra contro le truppe Alleate in Africa Orientale.
Per le strade di Addis Abeba gran via vai di autocarri militari e del Governo. Si sentiva nell’aria qualcosa che non era più il solito brulichio, il solito cumulo di rumori di vita che ferve. Gravava sul volto di tutti il dubbio, l’attesa. Si resisteva? Non si resisteva? Ed allora come saremmo andati a finire? Pure Cheren aveva ceduto; oltre la Somalia e l’Harrarino. Pesava in tutti un senso di sgomento. Non era finita ancora. Si sperava nell’insperabile e specialmente di fronte all’elemento indigeno era necessario dimostrare impassibilità, esternando fiducia e certezza. La propaganda nemica lavorava intensamente sulla popolazione indigena. Così giunsi inaspettato a casa, dove trovai il sorriso festoso delle mie bambine, Rosanna e Silvana, ed un abbraccio intenso di mia moglie, sempre ansiosa: ansia rassegnata. – Si parte domani, dissi, tenendo una bambina in collo e l’altra sulle ginocchia, quasi volessi fin d’allora iniziare un saluto che non finisse mai. Il volto di mia moglie si contrasse, gli occhi divennero rossi, ma il dispiacere fu frenato nel suo esternarsi da due sentimenti: non impressionare me, che ero sinceramente compreso del mio dovere, sopportare come le spose e le madri italiane da forti, sicure che il loro sacrificio avrebbe giovato come quello di chi andava a combattere? Capii bene e lessi tutto questo nello sguardo rivoltomi. La trassi al petto dicendole: – Stai tranquilla, abbi fede, sii calma, per amore delle nostre creature, pensa a loro. A me penserà Dio. Il giorno seguente, la preparazione del reparto mi concesse pochi attimi di libertà per consumare in fretta il pranzo insieme alla mia famiglia. Pochi minuti ancora per tranquillizzare mia moglie che tratteneva a stento le lacrime. Un abbraccio forte, un sorriso calmo nella consapevolezza di andare a compiere un dovere; uno sguardo ancora a due creature che non capivano quanto avveniva e chiudevano, come al solito, la manina in segno di saluto al babbo. E via a passo svelto, col sorriso svanito, che aveva ceduto il posto quasi ad un singulto. Mi accompagnò per un tratto il padrino delle mie bambine, che era già stato il mio capitano durante la campagna del 1936 e che mi considerava quasi un figlio di adozione. Mi aveva veduto, allora, marciare, giovane spensierato, cantando di giorno e di notte, in testa ai propri artiglieri. Mi aveva veduto formare una famiglia, con modestia e tenacia nel mio lavoro. Mi salutò commosso:- So che farai il tuo dovere…. e mi abbracciò. – Mi raccomando i miei tesori, gli risposi, sapete che vado in bocca al lupo. Fra noi non ci sono dubbi sulla sorte che ci attende. A mia moglie ho detto che saremmo andati verso Amba per farla stare più tranquilla. Voi, invece, sapete che domani saremo di fronte al nemico.
Il viaggio
Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Ferrero Bigiarini
“Avevamo avuto quell’educazione”
Sono come un capitano di lungo corso, che dopo aver navigato per anni ed anni attraverso...
Un colpo solo
Dura mattinata di nervi tesi, sempre in vedetta, ripiena delle fucilate vicine, lontane, di boati prima...
L’ultimo saluto
Un motore pigro, con le batterie mezze scariche che fatica a mettersi in moto, poi lentamente...
Cinque righe lapidarie
Questa è la storia triste di un uomo che si era formato una famiglia dopo tanti...