Mestieri
tornitoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1956Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)La moglie di Beniamino è già partita alla volta di Zurigo, dove si è impiegata in una fabbrica tessile. Beniamino vuole raggiungerla ma gli mancano i soldi del viaggio: ha provato a chiederli in prestito al parroco, lo stesso che gli ha consigliato di emigrare in Svizzera. Ma questi, nonostante provenga da una delle famiglie più ricche di Cividale, ha dichiarato di non poterlo aiutare.
[…] mi à mandato da una persona che faceva dei prestiti, è senza tanto pensarci su, però quando si restituivano si teneva una percentuale, come oggi li chiamano usurari, meno male che non era esagerato, anche perché io non ce ne mandavo di più, perché naturalmente ce li restituì per posta dala Svizzera, alora ò prendere o lasciare.
Ricevuti i soldi per il viagio, subito decisi per la partenza verso la Svizzera, presi una vecchia valigia che aveva mio cognato naturalmente di cartone, ci misi quanto più ci potteva stare, e poi la legai a croce su i quatro lati, e rinforzandone anche il manico perché non mi facesse dei brutti scherzi nel trasportarla, presi il treno la sera per viagiare la note e giungere la mattina a destinazione, naturalmente mi fù doloroso il distacco dela bambina, prima cero io, anche se la mamma era lontana, ma ora mi allontanavo pure io, ed’era un grande dolore, la piccola aveva solo un anno, e dei genitori aveva bisogno, ma quando il destino e duro crudele, e si accanisce cosi duramente sule persone, non ci sono lacrime che possano mutare il corso dela vita, come altre volte mi era capitato strinsi i denti e inghioti l’amaro che mi rimase in bocca, quell’amaro, che nei momenti dificili della vita fano ingrossare la lingua e fare appesantire il nostro organo più vittale, che sarebe il fegato, come un soldato che parte per il fronte, abbraciai più volte la mia bambina, baciandola, poi raccomandai mentre la salutavo a mio suocera di fare il più atenzione possibile, per la piccola, anche lei per me era come una seconda madre, quando lo conosciuta io era sempre triste, mai un sorriso le sfiorava il suo viso, ma col passare dei mesi riuscì a farla stare alegra, e anche a farla soridere, per quelo anche lei mi dimostrava il suo affetto, e ora vedevo che sofriva alla mia partenza forse come o anche di più di quando partiva suo figlio.
Dal paese mi acompagnarano a Udine dove presi il treno per Venezia, poi Venezia era direto fino a Zurigo, il treno era lunghissimo assomigliava ad’un lungo serpente di ferro, specie nelle curve dove si pottevano osservare le carozze di coda che pendevano ora a destra, poi a sinistra […]. Viagiai benino fino a Milano, a Milano salirono ancora parecchi passeggeri che non rimase nemeno un posto vuoto, dopo essersi femato un bel po a Milano, si ripartì, fece Como Chiasso, anunciando ultima stazione Italiana, e preparare i passaporti, entrarono un mucchio di guardie di finanza, un po da una parte della carozza, un po dall’altra, guardavano qualche bagaglio domandando a qualcuno se avessero niente, dopo un po lentamente il treno si rimise in movimento percorendo il suolo Svizzero [….].
Il viaggio
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SvizzeraData di partenza
1956Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Beniamino Cappai
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Io tirai avanti un paio di mesi, così come prima cercando quà, e là, poi andando...
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