Paesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
2013Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Dopo un mese di viaggio in bicicletta attraverso la Terra del Fuoco e alle soglie della Patagonia, per Stefano Bovetto è giunto il momento di stilare un primo bilancio dell’avventura intrapresa in sella a una bicicletta. E i bilanci sono resi ancora più dolci dalla degustazione delle prelibatezze della cucina argentina.
El Calafate, 10 Febbraio 2013
Giornata tranquilla, il cielo appare sereno e il clima ritrova le caratteristiche riscontrate ieri con 5° al risveglio e 36° nel pomeriggio. El Calafate è tremendamente turistica; la via principale, “Av. del Libertador General San Martin”, è un susseguirsi di negozi e ristoranti dove l’unica certezza è vedere ben alleggeriti i portafogli. Il supermercato ha prezzi decisamente superiori a quelli italiani, a volte più che doppi. Pensare di noleggiare un auto per un giorno richiede la donazione di organi visto che senza considerare assicurazione e benzina si parla di 600 Pesos (USD 120,-). L’entrata per vedere il Glaciar Perito Moreno è di 100 Pesos. Fortunatamente nel 2004 questo furto non era presente ed eravamo riusciti a permetterci anche la crociera sul Lago Argentino, risalendone il Brazo Norte fino ai ghiacciai Upsala, Onelli e Spegazzini. Tengo ricordi spettacolari di questi luoghi, ma è ben più facile quando i soldi escono dal portafoglio di famiglia. Questa volta mi accontento del Perito…e della Panaderia Don Luis. Strepitosa, supera addirittura la tanto amata Panaderia La Union di Tolhuin. Non hanno empanadas, ma dolci e focacce sono di alto livello e avrebbero mercato persino in Italia. Sono piaceri che ci concediamo volentieri nelle nostre soste; il cibo è l’unica voglia che ci giunge nei momenti di lunghe pedalate. E, dato che la cassa è comune così come le spese, per il momento sono soddisfatto di come ci si trova col compagno di viaggio: avvertiamo gli stessi bisogni e non c’è da preoccuparsi nel fare differenze o nell’avere scompensi. Eccezion fatta per le sue “voglie” di latte e per le mie di mango. Siamo allineati, ed anche passo e resistenza sono vicini. Era il rischio iniziale, ma è stato superato alla grande.
Un mese fa eravamo in aeroporto a Londra aspettando la chiamata di un volo con destinazione Buenos Aires, pronti per un viaggio che da Ushuaia, la città più a sud del mondo (54° 48′ S), ci avrebbe portato a risalire fin sopra il Tropico del Cancro a Uyuni (20° 27′ S). I bagagli, così come i nostri pensieri, erano confusi, ricchi di speranze di contenere tutto il necessario per affrontare un viaggio di questo tipo. L’attrezzatura era il frutto di ricerche fatte su internet, ma anche lei improvvisata; in molti ci credevano ciclisti abituali, ma in realtà quello che volevamo era proprio vivere un qualcosa di nuovo, un’esperienza da cui in principio non potessimo esattamente sapere cosa aspettarci. L’idea di mettersi in gioco, di affrontare un percorso che agli occhi di molti sembrava utopico o difficilmente realizzabile. Ma la motivazione non la cercavamo nel dimostrare agli altri, bensì a noi stessi. Le prime settimane ci hanno sicuramente messo in difficoltà, hanno sollevato pesanti dubbi nelle nostre menti, il soffio del forte vento le obbligava a concentrarsi sul presente, liberandole da preoccupazioni lontane. Appena se ne andava, vi lasciava lo spazio per riflettere, restava la possibilità di realizzare quanto fatto, di capire che ogni volta se ne usciva rafforzati, pronti ad affrontare nuove situazioni con un bagaglio in più. Le prime due settimane ci sembravano interminabili, dense di così tanti attimi che apparivano nuovi ai nostri occhi da eguagliare mesi e mesi precedentemente vissuti. Ora iniziamo ad abituarci: il pedalare, il dormire in tenda cercando accampamenti improvvisati, il nutrirci con quanto resta nelle borse in attesa del prossimo paesino col suo supermercato (arrivando a rimpiangere la cantine della SEB)…tutto inizia ad apparirci abituale. Il tempo ha ripreso a scorrere ad una velocità più “normale”. Ci lasciamo alle spalle posti che fino a poco tempo fa ci apparivano come sogni così lontani. Ma tanti altri ci attendono, tante altre immagini che per ora sono solo cartoline devono essere vissute, attraversate, conquistate. I primi mille chilometri sono abbondantemente superati, ma questo rappresenta solo il primo capitolo del nostro progetto. Ne restano ancora molti, tante pagine bianche da scrivere e sono solo due biciclette che possono essere usate come matite per riempirle. E la cosa ci fa piacere, iniziamo a prenderci gusto nel pedalare. Il passare lento dei luoghi, il vivere lo spostamento e doverci sudare l’arrivo. Non ci resteranno solo alcune immagini del Torres del Paine o del Perito Moreno. Quello che più di ogni altra cosa ci cambierà sarà quanto vissuto nel mezzo, i momenti condivisi con altra gente, altri ciclisti spinti da voglie e desideri che per alcuni tratti si legano ai nostri. Al momento questo ruolo ci appaga, ci fa piacere sentire i commenti di tante persone care che ci seguono e ci sostengono, che ci sono vicine, che, se anche qui non presenti, viaggiano e sognano con noi. Questo affetto ci fa sentire “casa” meno lontana e ci permette di affrontare in modo più rilassato le numerose difficoltà che questo posto, tanto inospitale quanto affascinante, ci riserva con regolarità.
Il viaggio
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