Fatiche inaspettate

Marco paga 10$ per due notti di campeggio, e subito dopo ci accorgiamo che la mattina successiva dovremo spostarci dall’altro lato del ghiacciaio, dal momento che un giorno qui è anche troppo. In più il camp host è assente, ed è inutile reclamare indietro i 5$ pagati di più. Meglio partire subito per il trail e non pensarci più. Durante la salita, dopo aver piantato la tenda al campground e aver notato che ci saranno 3 van e quattro tende in tutto, comincio a scoprire tutti i miei limiti fisici e psicologici quando il fisico comincia a essere messo sotto pressione. Non dimentico certo che sto girando con una persona che fa campeggio in quota anche d’inverno, un vero patito della montagna, e quindi un paragone con lui sarebbe improponibile. Ma anche paragonandomi a una persona media, il “buon padre di famiglia” di codicistica memoria, ne esco a pezzi. Si, all’inizio è tutto bellissimo: il ghiacciaio è azzurro, con venature più intense; il trai’, immerso nei boschi, attraversa ruscelletti pieni di salmoni, e si avverte nell’aria la presenza degli orsi, anche perché non facciamo rumore, non cantiamo né battiamo le mani, come invece le istruzioni del manuale ci consiglierebbero di fare per tenerli lontani. Comunque difficilmente, anche se volessi, riuscirei a trastullarmi in questa attività, dal momento che ho già il fiatone, sotto il piumino sono sudato marcio e ho pensato bene di portare con me nello zainetto chili dì roba inutile. Ogni tanto la boscaglia si apre su una piazzola che dà direttamente sul ghiacciaio, e queste soste per scattare foto sono come una manna dal cielo.