Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
CubaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Cuba, sul finire degli anni Novanta, è una realtà in repentina trasformazione: luogo epico, luogo storico, meta turistica per milioni di europei che riconoscono il fascino della sua tradizione e le sue bellezze naturali. Morena parte dall’Italia, in compagnia di Ivan, un amico, per una vacanza di due settimane alla scoperta del mito.
Sabato 9 novembre 1996 Giungiamo a Milano, aeroporto di Linate, un po’ in anticipo con un amico che per una fortunata coincidenza deve prelevare la figlia in arrivo con lo stesso col quale partiremo noi, e arriviamo trafelati all’ultima chiamata all’imbarco perché ci perdiamo a polleggiare al duty free. All’arrivo a Madrid, in serata, contattiamo il banco Madrid Amigo per il pernottamento prenotato e andiamo a dormire all’Hotel Alameda, albergo con un sacco di stelle. Consapevoli che le prossime notti saranno meno agiate di questa, e in vista delle richieste dei bambini cubani, prendiamo tutti i saponcini in dotazione alla stanza. Oltre al bagaglio, abbiamo in valigia qualche oggetto un po’ strano, tipo piccoli pezzi di ricambio per auto: prima di partire abbiamo passato qualche serata con un gruppo di amici di Ravenna che hanno fatto il nostro stesso itinerario qualche mese fa, hanno conosciuto persone alle quali sono rimasti legati, ci hanno dato i loro nomi e numeri di telefono per incontrarli, e aiutarli noi stessi per quanto possibile ovvero usufruendo dei loro servizi di taxi e alloggio; ci hanno inoltre dato dei pezzi di ricambio per le loro auto, introvabili a Cuba a causa dell’embargo (el bloqueo).
Domenica 10 novembre Colazione in albergo, abbondante in quantità ma non in qualità. L’aereo parte alle 12.50, con un’ora di ritardo. Il pranzo vegetariano, già provato in precedente sempre con Iberia, questa volta non è un granchè, ci sono delle salsine e dei simil-formaggi dall’aspetto poco rassicurante, meno male a Ivan per un disguido non lo servono così può mangiare il vitello a pranzo e il salmone a cena. L’aereo è pieno di italiani dall’aspetto inequivocabile di chi va a fare turismo sessuale, per vantarsi poi al ritorno al bar con gli amici nel racconto di prodezze e giovane età delle conquiste. Nel pomeriggio viene proiettato “Independence Day”, ascoltiamo l’audio in spagnolo ma il film e il suo contenuto rimangono abominevoli. Verso l’ottava ora di volo c’è un pò di panico, traballiamo molto e dobbiamo tenere le cinture allacciate a lungo. Atterriamo a L’Avana alle 15.45 ora locale (21.45 ora italiana). Il cielo è cupo e l’emozione grande, posiamo i piedi dove ha camminato il Che. L’aeroporto Josè Martì è piccolo, l’attesa per il controllo passaporti molto lunga. All’uscita ci aspetta Ernesto, uno dei tanti ingegneri cubani che si prestano a fare i “taxi particular” per raggranellare qualche dollaro, che è stato avvertito del nostro arrivo dagli amici di Ravenna. Aggirando la polizia arriviamo alla sua auto, una Lada verde anni ’70. Ci chiede 20 dollari, che sapremo poi essere lì una cifra assolutamente esagerata, ma siamo ancora sprovveduti e comunque troppo stanchi e non discutiamo. All’arrivo ci aspetta Sasy, la proprietaria dell’appartamento che abbiamo affittato dall’Italia, e Marleen, amica di un nostro conoscente italiano. L’appartamento è grande, troppo per noi, e il bagno non funziona. Ci stupiamo che non ci siano vetri alle finestre ma solamente una sorta di veneziana in legno, scopriremo poi che è così quasi dappertutto. Il prezzo è più alto di quello concordato, 30 dollari a notte, da anticipare subito per le 5 notti. Siamo frastornati e stanchi, ma due ore dopo passa a prenderci Marleen per andare a cena in un “paladar” vicino. Per il nostro orologio biologico sono le 3 di notte e non le 21 ora locale, inoltre abbiamo già consumato i pasti in aereo ma ci adeguiamo alla situazione. Abbiamo così il nostro primo incontro con la cucina “criolla” in questa cena a base di riso congris (con fagioli neri) che accompagna il “plato fuerte” che in questo è caso è pesce grigliato, poi frijoles, insalata con avocado. Costo: 23 $ in tre.
Lunedi 11 novembre Appena scesi in strada veniamo avvicinati da un “taxi particular” dal quale ci facciamo portare all’Habana Vieja. Qui, come in tutta l’isola, non c’è la possibilità di spostarsi con i mezzi pubblici (a parte gli affollatissimi “camei” che usano solo i cubani) ma solo con i taxi, ufficiali o particular, oppure noleggiando un’auto.
Naturalmente non esistono i bar per come li intendiamo noi italiani, così per colazione compriamo dei dolci in uno dei numerosi chioschi incassati nei muri delle strade e beviamo il “cafè con leche” (che si chiama anche “cortado”) al Patio, un ristorante in Plaza de la Cathedral. Ci troviamo accanto alla famosa Bodeguita del Medio dove Hemingway beveva il mojito; nella piazza e nelle strade adiacenti ci sono bancarelle con artigianato molto povero, statuette simil-africane, e l’immagine del Che riprodotta su portaceneri, ciondoli e soprammobili. Andiamo a vedere Plaza des Armas, la Plaza Vieja, la piazza più antica dalla quale si sviluppò la città dell’Avana. Non ci aspettavamo una città che sta cadendo a pezzi, e l’assalto continuo di chi ci vuole vendere sigari o ci chiede saponi o monetine. Non riusciamo a trovare una bancarella o un negozio di frutta e verdura, solo un furgone in una strada dissestata che scarica banane verdi da friggere; notiamo dei raggruppamenti di negozi che danno una vaghissima idea di un centro commerciale, paragonabili a quelli in Italia nell’immediato dopoguerra: qualche vecchio bicchiere opaco, qualche bottiglia qua e là, un banco dove servono da bere liquori indefinibili. (colonna sonora: Whitney Houston) Ritorniamo al Patio, a mangiare un bocadillo e a bere un mojito, ma in quel momento inizia a suonare un gruppo con trombe e altri strumenti a fiato che producono un rumore assordante. Questo ristorante è frequentato da turistoni ricchi (che frequentano l’interno del locale), noi siamo seduti nella parte esterna del locale, divisa dall’esterno da una siepe, da cui ogni tanto sbuca una mano: di una vecchia signora che ci vuole vendere coni arrotolati (forse sigari?), di un bambino che ci chiede di dargli la bottiglia dell’acqua anche se è vuota: gliela diamo insieme a mezzo panino. Nessuno di noi due sa contrattare (requisito indispensabile in questi Paesi) ma Ivan è davvero da segnalare: se gli chiedono 1 dollaro per un giornale che costa 20 centavos non solo non batte ciglio, ne dà due. Poi si prodiga a fare regali senza riflettere molto, per esempio regala a un vecchio signore semicieco un pettinino colorato, e saponi a una ragazza che avrebbe senz’altro preferito il pettine. Nel pomeriggio, stremati dalla folla di questuanti, andiamo a sederci nell’immensa Plaza de la Revolucion. Ci avvicina una ragazza che vuole parlare con noi, arriva anche suo cugino Feliz e cerchiamo di discutere con loro della situazione del loro Paese: la loro esposizione è triste e molto critica nei confronti del regime cubano. Regaliamo loro penne e tubetti di creme profumate e veniamo immediatamente circondati da una folla di bambini che ci chiedono penne e caramelle. Per tornare al nostro alloggio prendiamo un taxi ufficiale e ci rendiamo conto che ci chiede molto meno di quelli “particular”… Tira molto vento e fa freddo: ci dicono che è così da qualche giorno, non si sa fino a quando. Al nostro ritorno troviamo Sasy che aspetta l’idraulico (“el fontanero”) per riparare il bagno. Telefoniamo a Fernando, come suggeritoci dagli amici di Ravenna, e gli diamo appuntamento per domattina, intanto Sasy ci dà qualche indicazione su dove comprare acqua e frutta
Il viaggio
Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
CubaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Morena Romagnoli
Poco petrolio, poca frutta
Mercoledì 13 novembre E' piovuto forte tutta la notte e alle 9 quando usciamo continua a...
Villa Hermelinda
Al mattino chiediamo subito se possono darci un'altra stanza con l'acqua calda e il bagno che...
Finalmente il mare
Mercoledì 20 novembre Giorno di partenza per Varadero. Al mattino c'è un sole sfolgorante, dato che...
L’ultima cena
Domenica 24 novembre Il tempo non è ancora "a posto" come si dice, c'è vento e...