Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
CubaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Le due settimane di vacanza a Cuba di Morena e Ivan sono ormai agli sgoccioli. Prima di prendere l’aereo che li riporterà in Italia i due compagni di viaggio fanno di nuovo tappa nella capitale.
Domenica 24 novembre Il tempo non è ancora “a posto” come si dice, c’è vento e qualche nuvola, alle 9 andiamo in spiaggia sperando di acchiappare tutto il sole che c’è, è il nostro ultimo giorno. Nel primo pomeriggio siamo però costretti ad abbandonare il campo perché il vento è davvero troppo forte e non dà tregua.
In qualunque momento rientriamo a casa, il quadretto che si presenta è sempre lo stesso: Tomas sfaccenda in cucina, mentre sua moglie Juana si dondola sulla sedia in un movimento oscillatorio infinito. Suharmi invece quando è casa si mette i bigodini nei capelli. Sempre. Lei lavora un giorno sì e uno no. Cominciamo a fare i bagagli, lasciando a loro una buona parte del vestiario e i vari oggetti di profumeria, dai pettini ai bagnoschiuma agli shampoo. Usciamo alla ricerca degli ultimi souvenir ma è domenica e i negozi sono quasi tutti chiusi. Vicino al nostro alloggio, sulla Avenida 1°, fra le baracche di legno ne notiamo una attrezzata a palestra di body building, dove si possono ammirare stupendi esemplari sul genere di Carl Lewis che sollevano pesi, cosi ci spieghiamo, avendoli visti ieri mattina correre in spiaggia in gruppo, da dove provenivano. (colonna sonora: da Vasco Rossi a musica disco) Camminando per strada, entrando nei locali, o a casa delle persone, non abbiamo mai sentito odori pesanti di sudore: desumiamo che siano un popolo molto pulito, anche considerando la mancanza quasi totale di saponi. Tomas ci ha preparato l'”ultima cena” ma ci ha un pochino stufato, perché a parte il primo giorno, da allora anche se noi gli chiediamo di prepararci qualcosa di specifico ci prepara sempre quello che vuole lui, oltretutto in quantità assolutamente esagerate, e facendosi pagare sempre di più. Si ripete cioè la stessa stroria: più ti dimostri disponibile, più vieni trattato come un pollo da spennare (anche se, certo, non tutte le persone che abbiamo conosciuto si sono comportate così). Però con lui non abbiamo discusso sul prezzo della stanza (che è solo pochi dollari in meno di un grazioso albergo a pochi passi, scoperto dopo), dormiamo quasi in promiscuità con la cucina in una stanza che forse non è mai stata pulita, il bagno che ci avevano detto che avremmo usato solo noi è usato da tutti, gli abbiamo lasciato metà del bagaglio, e lui a colazione, a quasi parità di prezzo con l’indimenticabile “Villa Hermelinda”, a parte una mattina ci ha sempre preparato solo del pane e caffelatte! La luna alla sera è talmente luminosa da non riuscire a guardarla, così il cielo anche di notte ha colori dall’azzurro al blu cupo, non ci sono mai notti nere. La luna regala la sua luce alle onde del mare, che poco prima di infrangersi a riva diventano d’argento.
Lunedi 25 novembre Alle 9 andiamo in spiaggia per riscaldarci con l’ultimo sprazzo di sole prima del lungo viaggio, che ci riporterà al gelo. Scrutando l’orizzonte, in lontananza ci sono le solite nuvolone nere sull’Avana, mentre rientriamo a casa il cielo si sta rannuvolando anche su Varadero: la partenza sarà meno dura. Il moto oscillatorio perpetuo della sedia a dondolo di Juana si interrompe per qualche attimo, quando si alza per darci un coltello per tagliare l’ultima papaya (solo perché Tomas è al momento assente) e per fare la foto-ricordo. …. Irse es como morirse Alle 12.30 passa a prenderci il pulmino Veracuba per portarci all’aeroporto a L’Avana, che ci ha prenotato Suharmi, dove l’aria condizionata è alla solita temperatura polare. Alla sosta in un chiosco, a metà strada, qualcuno si accorge che una ruota è forata: l’autista non si scompone, si mette la tuta e con tutta calma la cambia (forse è una pratica usuale). Colonna sonora: “Yo no te credo…. Non te puedo recordar….” Alle 15.15 arriviamo in aeroporto, dopo un’acquazzone fortissimo che si è scatenato fortunatamente dopo il cambio della ruota. All’Avana c’è il solito, almeno per noi, cielo grigio e cupo del giorno in cui siamo arrivati: se non ci avessero assicurato il contrario, penseremmo che qui il sole non c’è mai. Il volo di ritorno si svolge abbastanza tranquillamente a parte gli inconvenienti del fuso orario cioè essere svegliati alle 2 di notte per la colazione in quanto entrati nel fuso orario di Madrid e il pranzo servito alle 11.30, che sono le 5.30 secondo il nostro orologio biologico. All’arrivo a Milano (ore 12.00 ora italiana) riusciamo ad esclamare “oh, finalmente il sole!” prima di congelarci nel momento in cui usciamo dall’aereo (temperatura: 1°).
Il viaggio
Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
CubaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Morena Romagnoli
La grande emozione
Sabato 9 novembre 1996 Giungiamo a Milano, aeroporto di Linate, un po' in anticipo con un...
Poco petrolio, poca frutta
Mercoledì 13 novembre E' piovuto forte tutta la notte e alle 9 quando usciamo continua a...
Villa Hermelinda
Al mattino chiediamo subito se possono darci un'altra stanza con l'acqua calda e il bagno che...
Finalmente il mare
Mercoledì 20 novembre Giorno di partenza per Varadero. Al mattino c'è un sole sfolgorante, dato che...