Alfonso Casadio

Nel 1936 Alfonso Casadio emigra in Libia, ai tempi colonia italiana. Il suo approdo sarà la cittadina di Hon, nella regione del Fezzan, ai margini del deserto. Alfonso ricopre le mansioni di dirigente della locale scuola italo-araba, l’istituto alla base del sistema scolastico ‘indigeno’ posto in essere dal governo italiano. Le scuole per gli arabo-libici si fondavano sul modello delle scuole elementari italiane ma con un programma di insegnamento ridotto ed integrato da corsi, affidati a maestri arabi, di lingua araba e di religione musulmana. Ma l’impegno presso la scuola ricopre un ruolo molto marginale nelle memorie di Alfonso, che è un giovane italiano sui vent’anni desideroso di vivere nuove avventure e godersi i piaceri della vita. Nella memoria che scrive in Italia ricordando quegli anni, trovano ampio spazio le descrizioni dell’affascinante contesto geografico in cui si è mosso per anni, con la presenza costante del deserto e di una natura completamente diversa da quella che aveva lasciato in Italia. Ma il suo è uno sguardo retrospettivo molto interessante anche per quanto concerne l’autorappresentazione dei coloni italiani. Alfonso respinge questa etichetta, ma descrive esperienze vissute in prima persona, e dai membri della comunità in cui vive, che lasciano poco spazio all’interpretazione. Ne emerge il quadro di una quotidianità tutto sommato spensierata e lieve, che verrà spazzata via dallo scoppio della Seconda guerra mondiale.