Renato Colosi

Uno spaccato di vita di un italiano emigrato in Germania, nel 1941: nonostante l’alleanza politica e militare tra i due paesi, Renato Colosi racconta in un breve diario, scritto con cadenza quasi quotidiana nei mesi estivi, il pessimo trattamento ricevuto da lui e dai suoi connazionali in una terra che dovrebbe essere amica. E che si dimostra invece terribilmente ostile: “L’impressione che mi anno dato i tedeschi è cattiva e mi ha molto deluso nel senso di cameratismo tanto decantato dalla stampa italiana. Ò l’impressione, e purtroppo in parte subita, che ci vedano come degli esseri inferiori e che tra l’altro non abbiano ancora dimenticato che eravamo i loro nemici nella guerra mondiale. In tutta Dessau non abbiamo potuto trovare una fotografia del nostro Duce, mentre in tutti i negozi fa bella mostra di sé Itler in più pose ed atteggiamenti. Quanta differenza dalla nostra ammirazione per i nostri alleati, alla loro indifferenza”. L’amicizia con un collega, che lo accoglie dentro casa e lo fa sentire per la prima volta benvoluto, non basta a placare la nostalgia di casa, e in particolare della figlia Rita, di appena due anni, che ha lasciato a Genova. Il suo diario si riempie di ricordi affettuosi nei confronti della “frugolina”, un pensiero costante nel quale Colosi si rifugia ogni volta che stacca dai massacranti turni di lavoro in fabbrica.