Mestieri
sarta, educatriceLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
FranciaPeriodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
Anita nasce in un paese nei pressi di Nîmes, in Francia, nel 1909, da genitori toscani. La madre, nata a Fucecchio in una famiglia poverissima, era partita a undici anni al seguito di alcuni emigranti del paese: per l’occasione aveva indossato il suo primo paio di scarpe. In Francia s’era impiegata dapprima come cameriera; quindi, in una macelleria. Anche il padre di Anita, originario di un borgo nei pressi di Vinci, era partito ancora minorenne per fare il contadino oltralpe.
Il loro è un matrimonio tra oriundi che conosce il dramma nel 1918, quando il papà di Anita, sopravvissuto al fronte durante la prima guerra mondiale, muore nel bombardamento di una fabbrica torinese cui era stato assegnato nell’attesa del congedo definitivo.
Anita nel frattempo era stata affidata alle suore del vicino orfanotrofio: non riuscendo a mantenere tutti e tre i figli, la madre aveva preferito tenere con sé solo la piccola Marinette e il maggiore, Dante, che già lavorava. Quando, qualche anno dopo, Anita torna a casa, è subito avviata al mestiere di sarta: può decidere ben poco, perché dopo la morte del padre è il fratello Dante a tenere dispoticamente le redini della famiglia.
Secondo la morale del tempo non vi è che un modo per affrancarsi da un capofamiglia: sceglierne un altro, ovvero sposarsi e sperare di guadagnare libertà nel cambio. È quello che fa anche Anita, ma senza fortuna: il matrimonio con Auguste, un pastore metodista, le porta solo frustrazioni e infelicità. Così avverrà anche con Ernst, il secondo marito, e con altri uomini incontrati nel tempo. Solo l’unione con un altro oriundo italiano, Pierre Biaia, regalerà ad Anita un rapporto alla pari durato quarant’anni, fino alla morte di lui.
Oltre agli amori privati, a segnare la sua vita è da un lato la passione politica, scoperta con la Resistenza e, dopo la guerra, continuata con l’adesione al PCF; dall’altro, l’assistenza all’infanzia abusata e abbandonata. Con la guida del mentore Alexis Danan, giornalista animatore di molteplici iniziative a favore dei bambini disagiati, Anita fonda una casa famiglia che terrà aperta finché, dopo quindici anni, l’ente statale preposto al medesimo scopo non le renderà impossibile continuare. Quindi, adotta personalmente i quattro bambini ancora ospitati nella struttura, e si sposta con Pierre a Golfe- Juan, in Costa Azzurra. Tra il lavoro di sarta di lei, quello di operaio di lui, la crescita dei “figli” e molti viaggi nel mezzo – soprattutto in Cina – la famiglia sui generis di Anita vive finalmente una felicità vera.
Queste e molte altre cose racconta, a quasi ottant’anni, Anita Biaia nel suo “Le chemin de ma vie”, tradotto in italiano da due giovani amiche dell’autrice, e pervenuto nel 2016 all’Archivio dei Diari di Pieve Santo Stefano.
Il viaggio
I racconti
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