Gabriele Gramiccia

Un lungo e affascinante viaggio di lavoro attraverso l’Unione Sovietica nel periodo immediatamente successivo alla morte di Stalin. A compierlo è Gabriele Gramiccia, malariologo dell’Organizzazione mondiale della sanità in missione ufficiale in Russia nel 1960. Gramiccia, uomo colto e non politicizzato, descrive in un fitto diario gli incontri di lavoro e i numerosi incontri “diplomatici” che avvengono tra Mosca e il Caucaso. Le immagini positive di un paese “vitale al massimo” si confondono con quelle, più inquietanti, della propaganda e del regime socialista che impediscono “di dire ciò che si pensa”. Contestualmente, Gramiccia visita i centri preposti per la cura della malaria “sanapid”, e ne ricava impressioni anche in questo caso contrastanti. Spesso l’Urss dedica ingenti risorse economiche e umane alla cura e alla bonifica di territori che effettivamente, proprio in quegli anni, vedono calare drasticamente i numeri del contagio malarico. Ma altrettanto spesso, le strutture in cui operano gli operatori sanitari sono obsolete, e la circolazione dei dati e delle informazioni è resa difficile dalle diverse vedute e dalle diverse mentalità, sovietica e occidentale, che si riflettono anche in abito medico.