Elisa Seppenhofer

Elisa Sepphenhofer, italiana nata a Gorizia nel 1862 e perciò suddita dell’Impero Austro-Ungarico, ci ha lasciato il racconto di tre anni di prigionia sotto gli asburgici che l’arrestarono mentre tentava di raggiungere il marito irredentista rifugiatosi in Svizzera. Una famiglia, la sua, densamente attraversata dai sentimenti di italianità, come ha raccontato nella premessa al diario di Elisa una sua nipote, Mirella: “Sia i Seppenhofer che i Mulitsch, goriziani di etnia italiana, ma sudditi dell’Impero Austro-Ungarico, erano appassionati irredentisti italiani. Giovanissimo, mio nonno Giuseppe Mulitsch fu processato e condannato a due anni di prigione (interamente scontati) perché aveva finanziato l’acquisto di tre grandi pezze di stoffa (bianca,rossa e verde) e fatto confezionare una enorme bandiera italiana che, appesa a un albero sul Colle del Calvario, sopra Gorizia, fu vista da tutti i goriziani. Sposò mia nonna e, accomunati dalla stessa passione politica, allevarono i figli nell’idea del congiungimento di Gorizia con quella che per loro era l’amata Patria Italia. Allo scoppio della prima guerra mondiale, due dei loro figli si arruolarono volontari nell’esercito italiano. Mio padre quando chiese di essere mandato a combattere in prima linea assunse il nome di Enrico Marina poiché, se fatto prigioniero dagli austriaci sarebbe stata accusato di alto tradimento e impiccato (come Cesare Battisti e Nazario Sauro). Mia nonna fu arrestata e processata perché  moglie e madre di tre congiunti che erano spariti da Gorizia. Fu rinchiusa per alcuni mesi in prigione a Vienna, poi fu mandata al “confino” a Pogstall e poi a Graz. Solo alla fine della guerra la famiglia Mulitsch potè ricongiungersi”.