Mestieri
netturbinoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1942Data di ritorno
1945Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
L’odissea di Ulderico Sproti inizia nel luglio del 1942 quando, all’età di 34 anni e con una moglie e quattro figli da mantenere, parte per le miniere di carbone della Saar, al confine con la Francia. A Roma, la città in cui s’era trasferito dalla natale Castelnuovo di Porto, non gli mancava un sicuro (sia pur modesto) impiego da netturbino. Ma dal luglio 1941, aveva ricevuto ben quattro cartoline precetto. Alle prime tre non risponde ma all’ultima e più minacciosa si. Si presenta così in caserma nel giorno stabilito e apprende di essere destinato alle miniere della Germania.
Come scrive lo storico Amoreno Martellini nel volume dedicato alle scritture d’emigrazione dell’Archivio di Pieve Santo Stefano, per Sproti “le motivazioni dell’espatrio, sono difficilmente ascrivibili alla categoria dell’emigrazione, dal momento che si tratta di un espatrio forzato; ma di fatto l’esperienza di lavoro maturata all’estero non presenta differenze con quelle degli italiani emigrati volontariamente”. Per i quindici lunghi mesi che precedono l’armistizio, in nulla l’esperienza di Ulderico si differenzia da quella di molti altri minatori: gli incidenti, la paura, le morti testimoniate. Tutto cambia con l’8 settembre del 1943, quando, da lavoratori salariati, lui e gli altri italiani diventano prigionieri civili: non avranno più paga né sigarette, e anche le razioni di cibo caleranno drasticamente. Costretti a scavare trincee, quindi trascinati in una lunga marcia estenuante da Saarbrüken a Francoforte – 230 chilometri – che li rende spettatori dei peggiori soprusi e dei decessi di chi non riesce a tenere il passo.
Finalmente, nella primavera del 1945, l’agonia è interrotta dall’arrivo degli alleati. Ci vorranno altri mesi perché Ulderico possa tornare a Roma, in un giorno di luglio come quello in cui, tre anni prima, era partito. L’ultima beffa gliela riserva il suo Paese, negandogli il cambio dei marchi della paga di un anno, custoditi gelosamente.
Il viaggio
I racconti
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“Non è una donna è una belva”
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La prima fermata fù ha, Faulquemont,…. Poi à Sant’Avold…. Ha Forbach… Saarbruchen, e in ultimo, Merlenbach,...
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[…] il destino volle che in un mattino, al termine del nostro turno di lavoro, mentre...
Da mobilitato civile a prigioniero
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