Mestieri
politicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1957Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
Franco Torri nasce nel 1937 in una famiglia bracciantile, povera e numerosa. Cresce negli anni della Seconda guerra mondiale, frequenta la scuola a Cremona e giovanissimo si iscrive alla sezione del Pci di Brescia, divenendo segretario di quella di Quinzano. Al terzo anno di magistrali, il partito gli offre la possibilità di andare a studiare a Mosca e lui la coglie al volo. Resta in Unione Sovietica per sei anni, completa gli studi e vi trascorre quello che rimane, nei suoi ricordi, il periodo più bello della vita. Una vita che prosegue con una lunga carriera politica e sindacale in Italia, che è stata di recente inclusa in una pubblicazione promossa dalla Fondazione D.S. di Brescia insieme alle biografie di altri tre militanti politici e sindacali bresciani, intitolata “Il nostro incrocio con la storia” per la casa editrice Liberedizioni.
Mauro Baioni, che ne ha curato il profilo biografico, racconta così di Torri nella sua introduzione: “La sua vicenda politica ed umana è trascorsa a cavallo di tutta la seconda metà del ‘900 e, di conseguenza, dell’evoluzione del Partito Comunista Italiano e della crisi del comunismo internazionale. Mandato a studiare a Mosca dal partito affinché si formasse come quadro e dirigente, in seguito è stato dirigente sindacale e politico; era fra gli organizzatori della manifestazione in Piazza Loggia del 28 maggio 1974, ha diretto la Camera del Lavoro milanese negli anni di piombo e la Federazione comunista di Brescia nel sofferto periodo del cambio del nome dopo la caduta del muro di Berlino ed il crollo dell’Urss. Se dapprima – quando il mito della Rivoluzione d’Ottobre resisteva fra i militanti del Partito comunista italiano- in qualche modo può aver fruito del fascino indotto dall’aver frequentato l’Università a Mosca in seguito, forse, questo suo “imprinting” gli è stato di peso. Ingiustamente. Si può dire tutto di Franco, eccetto che sia un dogmatico e la sua adesione convinta alla formazione del P.D.S., e quindi ad un nuovo soggetto della sinistra, lo dimostra. Non è difficile intervistarlo e sollecitare la sua memoria: ha tutto già stampato in testa e declina i ricordi in modo organico ed ordinato come farebbe per una relazione ad un Comitato Direttivo e circa un episodio di sessant’anni prima è capace di dirti: “era un giovedì”. Forse in ossequio alla sua formazione politica di stampo materialistico-storico, disdegna il riferire voci, dicerie o anche solo retro-pensieri sulle persone, che siano avversari o compagni di battaglie, con le quali è entrato in rapporto nella sua lunga militanza , e respinge senza infingimenti i tentativi di entrare in particolari che possano essere intesi come chiacchiere e maldicenze. I suoi giudizi sono sempre strettamente politici. E’ quindi difficile, questo sì, sentirlo parlare di emozioni e questioni private e se gli sfuggono, poi ti chiede di “asciugarle” dal testo. Mi perdonerà, credo, se una la riferisco io. Alla domanda su come conobbe la moglie Mirangela mi racconta che avvenne al suo rientro dalla Russia, quando i compagni di Quinzano festeggiarono il suo ritorno con un intrattenimento danzante e vollero presentargliela. Lui le chiese: “Signorina, balla il tango?” E Mirangela, che lo ascolta, completa: ‘E da allora non abbiamo mai smesso di ballarlo’. Lo stampo sarà pure di tipo ‘sovietico’, ma è di quelli buoni”.
Il viaggio
I racconti
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