Mestieri
dirigente d'aziendaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'America, Svizzera, FranciaData di partenza
1923Data di ritorno
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
Folgore Vella ha il destino nel nome che il padre, un siciliano di idee socialiste e libertarie, ha scelto per lui. La sua vita è un fuoco ininterrotto di passione e impegno, respirati in casa, prima; quindi sviluppati in modo indipendente durante gli anni della formazione, in Svizzera e in Francia.
Prima della nascita del figlio, Randolfo Vella partecipa alle campagne antimilitariste in difesa degli anarchici Augusto Masetti e Antonio Moroni, condannati in quanto renitenti alla leva, campagne poi confluite nei moti della Settimana Rossa. Già dalla fondazione del giornale, nel 1920, scrive per l’Umanità nova; non cela minimamente le sue posizioni, nemmeno quando il fascismo sale al potere.
Dopo svariate denunce e scampati arresti, Randolfo decide di espatriare insieme a tutta la famiglia, designando quale meta addirittura New York. La prima migrazione di Folgore avviene così quando ha solo tre anni, nel 1923. Non dura a lungo: la vicenda processuale di Sacco e Vanzetti indigna suo padre, che fa sentire forte e chiara, in comizi pubblici, la sua voce in difesa degli anarchici. Arrestato, Randolfo è imbarcato e rimpatriato a forza dal governo americano. A sua moglie non rimane che chiudere in fretta e furia l’abitazione newyorchese, prendere per mano il piccolo Folgore e salire sul piroscafo che la riporterà in Italia, ricongiungendola al marito. L’esecuzione di Sacco e Vanzetti avverrà tre anni più tardi; per la loro riabilitazione toccherà attenderne cinquanta.
Il regime mussoliniano nel frattempo si è ulteriormente incattivito, e così, nel giro di un paio d’anni, il capofamiglia organizza un nuovo espatrio, anzi: una vera e propria fuga. Stavolta è la Svizzera. Prima è quella italofona di Bellinzona ad accogliere i Vella, quindi quella francofona di Ginevra. Dopo pochi anni il Paese elvetico, esasperato dall’incremento dell’immigrazione, mostra la sua insofferenza nei confronti degli esuli: giunge dunque il turno della Francia.
È il 1932. Folgore, che ha circa dodici anni, completa qui l’istruzione di base; quindi, inizia a frequentare gli ambienti culturali che completeranno la sua coscienza di antifascista. Nonostante lo scoppio della Seconda guerra mondiale, riesce a conseguire la laurea in giurisprudenza con ottimi voti. Inoltre fa teatro, ed è un promettente melomane.
Ma l’impegno che più lo coinvolge è sempre politico. Aderisce ai Maquis e al movimento resistenziale francese; infine, chiude la parabola dell’esilio valicando le Alpi in direzione opposta, per unirsi alla Resistenza italiana. La Liberazione lo vede membro del Cln a Milano, città eletta a sede del lavoro, dell’amore per una “gentile signorina” amante della musica come lui, del matrimonio, dei figli e di nuovo impegno politico nel dopoguerra.
Vi risiede fino al 2015, anno in cui, quasi novantacinquenne, muore.
Il viaggio
I racconti
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