Mestieri
metalmeccanicoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Francia, Regno UnitoData di partenza
1955Data di ritorno
1961Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
Armando Zanchi nasce ad Anghiari, nella Valtiberina toscana, nell’agosto del 1927. Vive un’infanzia e un’adolescenza segnate dalla miseria e dalla fame. Il fascismo, la guerra, il passaggio del fronte sono il sottofondo della storia alla sua lotta quotidiana per la sopravvivenza. Da piccolo si nutre di castagne rubate, di qualche patata, di quel che resta nei campi dopo il raccolto. “Io mi ero dotato – ricorda – di una carta giografica di tutti i frutti esistenti nella zona” e mettendo insieme questi pasti improvvisati “il corpo un po’ alla meglio si aiutava”. La povertà è la molla che lo spinge a emigrare. Prima in Francia, dove trova impiego come tagliaboschi nei Pirenei. Esperienza lavorativa durissima, a tratti disumana, che però gli permette per la prima volta di “avere qualche soldo da poter spendere, a spandere, dopo tanto tempo di male al portafoglio”. Torna in Italia e quando gli si presenta l’occasione di raggiungere un amico a Londra, per andare a lavorare in un ristorante, non esita a partire nuovamente. Il suo impatto con la metropoli è a tratti esilarante, soprattutto per le difficoltà che incontra con l’inglese: il “taxi” che nella lingua masticata dagli emigranti diventa “il tacchino”. I connazionali subito riconoscibili grazie alle scarpe a punta che indossano. E il traffico infernale della City, che sbalordisce un uomo cresciuto in un paesino di provincia, dove negli anni ’50 “di macchine tra il sì e il no c’è ne sarà tre o quattro”. Il racconto dell’arrivo a Londra di Armando Zanchi è intriso dell’ironia tutta toscana con la quale ha saputo affrontare i passaggi più complicati della sua vita. Durante il soggiorno in Inghilterra si innamora e si fidanza con una ragazza inglese, ma i rapporti con la famiglia sono difficili e quelli con i datori di lavoro conflittuali. Armando prepara di nuovo le valigie per tornare in Francia, questa volta a Parigi, dove raggiunge i fratelli. Il clima sociale è teso soprattutto per i processi di decolonizzazione in corso. Sono gli anni della guerra d’Algeria, il pericolo di attentati è all’ordine del giorno e gli italiani che popolano le banlieue parigine, tra i quali Armando, vengono spesso scambiati per potenziali terroristi. Dopo l’ennesima retata e l’ennesimo arresto, all’inizio degli anni Sessanta, decide di “finire per sempre dal farmi sfruttare in terra lontana”. Torna a casa, nella sua Toscana.
Il viaggio
I racconti
Verso un destino ignoto
Così partimmo, verso un destino ignoto, a Milano la visita ci trovò a tutti in ottima...
Un nuovo inizio
Dopo qualche mese, di riposo forzato, in attesa di emigrare di nuovo in Francia, mi ritrovai...
Le bianche scogliere di Dover
Arriva il giorno della partenza, giorno da manicomio, mio padre e mia madre indaffarati come sempre,...
Il tacchino
Salimmo in treno, e verso le nove arrivammo alla stazione di Waterloo, salutai la mia compagna...
Licenziato
Insomma non era vita da nababbo, ma il corpo lo riempivo: Patrizia era ormai di casa,...
L’ultimo viaggio
Il colpo lo presi al mattino quando stavo per uscire, mi sentii una canna fredda puntata...