Mestieri
docente universitarioLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
PerùData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Tra mille peripezie, la spedizione scientifica alla quale partecipa Saccomani nella primavera del 1978 arriva ad altissima quota, in Perù, per effettuare immersioni subacquee nei laghi al di sopra dei 4.000 metri. Tra i partecipanti alla spedizione c’è anche il noto apneista francese Jaques Mayol.
L’appuntamento viene fissato per la sera di giovedì 23 marzo all’Hotel delle Nazioni in Milano; al pomeriggio dello stesso giorno io devo andare dal prof. Brambilla al Niguarda per visite e controlli. Dopo un ragionato montaggio della sacca sub e della borsa nuova, dopo uno straziante addio alla famigliola, parto col treno e vado: a) al Niguarda dove non c’è Brambilla, nè alcuna organizzazione, b) all’Hotel dove non c’è nessuno. A cominciare dal Balfetti e dal Lucatel cominciano ad arrivare professori, subacquei, ricercatori, materiali, borse omaggio, borse col mangiare, ed in ultimo il prof; e Majol. Casino organizzativo per la mattina dopo: sveglia alle 4,30, assalto dei taxi, carichiamo gente e tonnellate di roba nel furgone del Locatel ed andiamo a Linate. Siamo complessivamente in 63 ed ognuno ha 4 – 5 colli; un po’ alla volta facciamo partire le valigie e poi i soliti controlli e poi i controlli alla tedesca di quelli della Luftansa e finalmente ci imbarchiamo. Si parte alle 7,30 del 24, arrivo a Francoforte alle 9, altro controllo alla tedesca, partenza alle 10, mangiare, mangiare, arrivo a Newyork ore 18, mangiare, mangiare, alla 1,25 passiamo l’Equatore, mangiare, mangiare, alle 3,25 arriviamo all’areoportino di Lima, dove ci aspetta un zazzeruto, spennacchiato, lamentoso e gesticolante addetto culturale romano. Ci sono un paio di indios delle Ande con due carretti che in due ore caricano i malloppi su due pullmann e arriviamo in albergo Riviera dove ci aspetta il solito casino per avere una camera e la sorpresa che sono le 11 di sera del Venerdì santo 24. Ci facciamo una cerveza e con l’Americo si va a dormire (stanza 1303). Il giorno dopo girelliamo per il centro, Piazza S. Martino, Piazza de Armas, Cattedrale, Palazzo del Governo, chiesa, Municipio, chiesa, supermarket, chiesa, indios, meticci, miseria, tutti tappetti e magri.
Martedì comincia la tragedia: – la zattera è ancora un feto – gli ARA non sono caricati – l’ossigeno dovremo trovarlo in montagna – il noleggio bomboloni (aria) costa 1 milione di lire – la ricarica d’aria a travaso per ogni bombola costa 500 soles – aspettiamo il prof. fino alle 17 e poi partiamo senza averlo trovato. Mentre il grosso è partito con due pulman, io Bona e Bari partiamo con un furgone Volkswagen, mentre Rizzato, Benna, Berardi sono in camionetta. Quando siamo a 4.000 m. Bona si sente malissimo e dobbiamo ridiscendere sotto i 3.000 m. dove trova un pullman che lo riporta a Lima. Carichiamo la camionetta che è rotta da un meccanico, la aggiusta e partiamo per Morokocha: il deserto non c’è più e siamo circondati da poco verde e picchi scoscesi; superiamo il passo di Ticlio a 4.843 m, nevica; subito dopo si rompe di nuovo la camionetta e la dobbiamo spingere a mano (siamo collaudati per l’altitudine); con il furgone lo spingiamo fino a Tucto dove lo abbandoniamo; ci trasferiamo tutti con il materiale nel furgone ed arriviamo a Tarma dopo le 5 del mattino di mercoledì 29 marzo. L’Hotel Tarma è un buon albergo tipo inglese in un grazioso paesotto di circa 10.000 indios circondato da una verde valle a 3.300;m. di altitudine. Ci sono lama, pecore, cavalli, mucche, galline e cani; poche coltivazioni, avena, patate, mais, palme, pioppi, eucalipti, piante grasse. Galfetti comincia le sue lezioni seguite con interesse; c’è un pò di sole e facciamo futing; la piscina non funziona. Giovedì 30 andiamo tutti al mercato degli indios dove compriamo cose utilissime come: sombreros, poncios, striscie colorate, coperte di nylon foglie di coca; si rientra con bottini immensi, ingombranti e pesanti. Al pomeriggio partiamo io Adeo, Rizzo, Sergi e Lele col taxi ed andia= mo a Morokocha: prendiamo 2 ARO e altre cosette, controlliamo i bagagli, diamo un’occhiata al Lago di Wascakocha, dove è arrivata la zattera, legname, bidoni, gruppo elettrogeno e due operai che sono a letto con il mal di montagna. Alla sera Galfetti fa una lezione sulle immersioni in altitudine. Venerdì 31 marzo dovrebbero arrivare Data e Bona, ma non arrivano; alla mattina Galfetti fa una lezione e io faccio un pò di ARO a secco; all’improvviso viene l’ordine di partire tutti mentre avremmo dovuto partire l’indomani. Bagagli, bestemmie, confusione, bestemmie, Gasco fa casino, accumulo di sacchi e bagagli. Alle 17 arriva il pullman e alle 20 siamo tutti al laboratorio dell’Istituto di Biologia Andina.
Il viaggio
Mestieri
docente universitarioLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
PerùData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Gian Antonio Saccomani
La spedizione
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