Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1957Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Complice l’assenza del Muro, non ancora edificato, e una certa libertà di movimento ancora concessa agli occidentali, Carlo Alberto e la moglie approfittano del periodo di lavoro in Germania per andare a visitare Berlino Est.
Alle 16,30 con teutonica precisione, il gran capo dava l’ordine, e l’esempio, del “tutti a casa”.
Tornavo in albergo già a notte fatta, atteso dalla consorte che passava la giornata facendo la turista, spesso accompagnata da mogli o figlie dei componenti dell’ufficio. La sera andavamo… a naso alla ricerca di un ristorante dal quale non emanasse il tipico penetrante odore di roba fritta con ingredienti misteriosi (ma fastidiosi, almeno per noi): e non era facile trovarne. Ci facevamo comunque una rinfrescante passeggiata fino al famoso vialone, ove, sempre per via olfattiva, avevamo trovato un caffè nel quale servivano qualcosa di simile al nostro espresso. La domenica venivamo per solito accompagnati a visitare i luoghi più interessanti della (mezza) città, che verso ovest comprendeva qualche chilometro di verde con tanto di lago: era ovviamente una delle mete preferite dagli assediati berlinesi. Ad essi non era consentito alcun contatto con parenti o amici dell’altra Berlino, quella “Est”, ove imperava il severo regime comunista. Anche se il celebre muro non era ancora stato inventato, esisteva di fatto la separazione totale fra le due parti della città. Cosa strana, il divieto non si applicava agli stranieri. E così, dopo aver consultato gli esperti, un sabato pomeriggio decidemmo di fare una puntata oltre cortina.
Entrammo in quel mondo per noi nuovo passando sotto il colonnato della maestosa Porta di Brandeburgo, sormontata da bronzei destrieri simbolo di lontane glorie. Nessun problema al posto di blocco americano; qualcuno in più a quello della cosiddetta Repubblica Democratica, ove dovemmo fornire parecchie informazioni e lasciare in pegno passaporti e macchina fotografica: evidentemente le bellezze “democratiche” non meritavano di essere immortalate. Così alleggeriti fummo liberi di visitare l’ex centro storico. In effetti non c’era granché da vedere: i grandiosi edifici, praticamente distrutti, tali erano rimasti. Un’unica grande arteria era stata rimessa a nuovo a base di enormi edifici tutti uguali: quella che andava verso est. Era stata ribattezzata col nome di Stalin-Allee; ed infatti la utilizzavano i suoi fans per andarlo a trovare.
I rari negozi ostentavano scarne vetrine semivuote e le merci esposte, o meglio messe lì in qualche modo, erano decisamente scadenti. Pochissime le automobili, rari anche i pedoni che camminavano rasente ai muri e sembravano andare tutti di fretta. L’unica nota di colore era costituita dalle pattuglie di soldati sovietici, elegantissimi nelle uniformi color marrone bruciato ornate da nastrini variopinti a da fregi aurei. Dopo aver gironzolato per un paio d’ore, decidemmo che le nostre conoscenze oltre cortina potevano considerarsi sufficienti (oltreché deprimenti): tornammo volentieri al di qua della barricata, senza rimpianti.
Il viaggio
Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1957Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Carlo Alberto Bettega
In volo per Berlino
Nell'ottobre '57 convolai a giuste nozze, trascorrendo poi alcuni giorni in luna di miele sulla Costa...
A New York
Negli anni 70 le esigenze del lavoro mi portarono a ricalcare le orme di Colombo (il...
Tra Canada e States
Il viaggio nel nuovo mondo si presentava con prospettive serie, o quasi. Avremmo partecipato alla riunione...