A casa di zia Isolina

Il viaggio continuò senza problemi e approdammo a Rio de Janeiro, poi a Montevideo in Uruguay ed infine a Buenos Aires a Rio de la Plata. Il viaggio durò circa ventitré o ventiquattro giorni.

Tornando un po’ indietro, mia madre ci fece visitare anche Rio in taxi. Per quello che mi ricordo si costeggiò la spiaggia che era enorme, larghissima, infinita e poi vedemmo anche la statua del Cristo Redentore che dominava tutta la città.

Ero tanto felice di vedere quelle bellezze ed anche per questo devo dire grazie a mia madre che, nel suo analfabetismo, aveva compreso che quella era un’occasione da sfruttare e che dovevamo conoscere queste bellezze.

Era una grande donna, una femminista ante litteram, neanche da paragonare alle donne dei nostri tempi. Era lei che ha consentito a me e mio fratello di farci studiare, facendo enormi sacrifici impensabili ai tempi attuali.

A Montevideo la cosa che più mi colpì furono le enormi cataste di sacchi di caffè. Montevideo e Buenos Aires sono città vicinissime tanto che dopo qualche ora di navigazione siamo arrivati a Buenos Aires. Al porto ci attendevano con ansia tutti i parenti: mia sorella, la carissima zia Isolina, i miei cugini e tanti amici. Quando ci avvicinammo a loro non finivamo mai di abbracciarci piangendo per l’emozione e per la gioia di rivederci dopo tanto tempo.

Il viaggio si concluse a casa di mia zia Isolina la quale aveva preparato un pranzo succulento. Abbiamo mangiato cose buone, abbiamo riso e parlato tantissimo dell’Italia.

Sono trascorsi da allora esattamente 60 anni, la vita come a tutti noi comuni mortali, mi ha riservato svariate esperienze, alcune liete altre dolorose ma quel viaggio ha lasciato in me un ricordo indelebile.