A Córdoba

Verso la metà di dicembre ci stabilimmo a Córdoba. I miei genitori avevano affittato una casa non tanto nuova ma abbastanza carina in un quartiere a 15 minuti dal centro della città e ad altrettanti dallo stabilimento della Fiat. Purtroppo però il quartiere non aveva strade asfaltate, la polvere e il fango e gli allagamenti si succedevano secondo i capricci del tempo. La città in sé mi piaceva poco: non trovavo assolutamente niente di bello né di interessante. C’erano tante case vecchie, pochi edifici alti, un traffico paesano e un sistema di trasporto pubblico inefficiente con veicoli vecchi e scomodi. Nel quartiere andare a fare le spese quotidiane era deprimente. Si entrava in negozietti piccoli e vecchi con i già citati “odori sgradevoli” e non si trovava l’assortimento di merci alle quali si era abituati. In quanto alla verdura e alla frutta c’era poca varietà e la qualità era molto scadente. Le macellerie poi… in quell’epoca impressionavano qualsiasi europeo appena arrivato. Le bestie, tagliate a metà, pendevano in un angolo del negozio dove le mosche potevano alimentarsi tranquillamente, la polvere della strada poteva posarsi a suo agio e l’igiene del locale, inesistente. La questione migliorava di poco nei due grandi mercati quasi nel centro della città di Córdoba, che funzionano ancor oggi, certamente modernizzati. Mi colpiva vedere tanta quantità di carne e ancor di più il bassissimo prezzo di tutti gli alimenti in genere, benché non ci fosse qualità era tutto abbondante e a buon mercato. Bisognava riconoscere che in quel momento tutto costava pochissimo. Notavo anche un certo spreco di alimenti, cosa che mi sorprendeva non poco. Si vedeva gettare abitualmente nei rifiuti dei cibi in perfette condizioni, oppure nei ristoranti, servire delle porzioni impossibili da consumare.