Mestieri
operaio specializzatoLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
GreciaData di partenza
1962Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
lavoroTemi
lavoroNel 1962 Diego partecipa alla costruzione di un colossale impianto petrolifero in Grecia per ESSO PAPPAS. Incredibilmente però viene licenziato, dopo poco tempo, e senza un motivo plausibile. Torna così in Italia, dove per fortuna gli si presenta subito una nuova occasione di lavoro.
La mia prima uscita per lavoro all’estero fu la Grecia esattamente a Salonicco per la costruzione della raffineria ESSO PAPPAS. La Grecia mi sembrò come la mia Sicilia. un po’ montagnosa e molto turistica (forse un po’ troppo montagnosa). Dopo il volo internazionale da Atene presi un aereo chiamato Focher diretto a Salonicco. Non so quante volte il mio stomaco ha fatto su e giù e, dopo essere atterrato, l’ala sinistra dell’aereo sfiorò la pista (quella volta fui fortunato). L’azienda pretendeva 10 ore al giorno ed il sabato mezza giornata, ma si lavorava tutto il giorno per non rischiare di consegnare gli impianti con ritardo ed andare in penalità. Mi accorsi proprio in quel cantiere che l’omogeneità dell’azienda cominciò ad incrinarsi non era più come prima perché i più anziani, gli ex partigiani che tanto mi avevano insegnato, hanno fatto un gruppo a se, i veneti un altro gruppo così e ferraresi, i friulani, i genovesi ed i lombardi. I siciliani eravamo le nuove leve ed i più inesperti, e per questo non ci tenevano in considerazione. Così come un grosso partito politico sono nate le correnti delle maestranze. In tutto il cantiere volevano mandare a casa un veneto e dopo che tutte le maestranze ci riunimmo attorno al tavolo per discutere con i responsabili del cantiere come mai volevano licenziare, ci fu dato a credere che ritiravano il licenziamento. Ma dopo due giorni cominciarono a farci rientrare un po’ alla volta, per un’altra destinazione, ci dissero. In realtà contrattualmente dopo un certo numero di anni, l’azienda doveva rendere “effettivi” i dipendenti e fu per questa ragione che con una scusa mi fecero rientrare in Italia insieme ad altri siciliani. Oppure ci fu uno scambio? Mi chiedo. Ci dissero che rientrando in sede dell’azienda a San Donato Milanese dovevano assegnarci i nuovi cantieri. Come per scusarsi il capo dei saldatori mi aveva detto che lui non c’entrava con il mio rientro in Italia, effettivamente questo non avvenne perché dopo una lunga attesa trascorsa a casa come in altre occasioni telefonai in sede dell’azienda per sapere il cantiere che mi avevano assegnato. Mia grande meraviglia fu quando mi dissero che ero stato licenziato. A queste parole ci fu da parte mia un esame di coscienza per capire se avessi sbagliato in qualche cosa. Mi riconoscevo un torto, se torto era da considerare, mi ero rifiutato di lavorare la mezza giornata della domenica; per tutto il resto ero con la coscienza a posto. Il mio rifiuto era motivato da tante ragioni; primo perché allora solo la domenica era festivo ed io avevo da farmi il bucato cioè lavare la biancheria usata tutta la settimana, e poi era il 1966, avevo 25 anni ed erano cominciate le mie prime sensazioni, i miei primi amori. In Grecia le mie amicizie locali erano calde, sincere, piene d’amore; così come siamo noi siciliani in questo senso. Forse l’azienda poteva togliermi queste cose? Io penso che non poteva, eppure mi hanno mandato a casa. Cominciai a dimostrare agli altri ed a me stesso di essere un uomo, perché prima avevo pensato di umiliarmi per essere ripreso a lavorare, ma poi il mio orgoglio ha avuto la meglio, poiché io non avevo commesso nessuna infrazione che potesse giustificare l’allontanamento dal lavoro. Chiesi subito il mio libretto di lavoro che ancora trovano nei loro uffici. I documenti mi sono pervenuti dopo un mese circa, quando mi arrivò inaspettata una lettera molto gradita: era quella di un mio amico, mi diceva che a Priolo (SR) un’azienda cercava dei saldatori elettrici.
Il viaggio
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