A Gabes

Nella notte del 22 ripartimmo per Gabes, Tunisia. Anche quest’altra notte fui costretto a viaggiare mentre gli occhi mi bruciavano, per la stanchezza, per il sonno perduto e per lo sforzo che dovevo fare a guardar la strada dovendo assolutamente camminare a fari spenti. Nelle prime ore dell’alba non riuscivo a stare sveglio, diedi da guidare la macchina ad un maresciallo ma questi era poco pratico e non potei esser tranquillo per dormire almeno un quarto d’ora. Ripresi la guida, ma un bel momento il sonno diventò più forte di me ed andai fuori strada. Per fortuna che in quel poso non esistevano né burroni né muri di cinta e così nessun incidente si verificò. Fattosi giorno incominciammo ad avere le solite visite. Da parte degli aerei inglesi, mentre via facendo trovavamo varie nostre macchine in preda delle fiamme e militari addetti a seppellire relativi cadaveri. Ognuno di noi si chiedeva se sarebbe stata anche quella la nostra sorte. Io però con tutto l’auto e gli altri colleghi che erano sopra riuscimmo grazie a Dio a raggiungere incolumi la cittadina di Gabes.