Mestieri
operaia, scrittriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
politicaTemi
politicaIn Ticino arriva Enzo Biagi, giornalista di rango, e Gemma partecipa a un incontro pubblico in cui si dibatte dell'attualità in Italia.
Un auditorio affollato da quattrocento persone di cui buona parte in piedi. Gente comune, studenti delle varie scuole italiane, universitari, il Console. Biagi arriva puntualissimo accolto da uno scrosciante applauso. Sorride (!), poi un silenzio quasi religioso copre il vivace frastuono di poc’anzi. Sergio Caratti, direttore del Corriere del Ticino, introduce senza troppi preamboli il tema: “Come va in Italia?” Già, come va? Biagi risponde senza perdere una battuta alle domande di Athos Gallino, suo amico e illustre ticinese. È uno squarcio sulla politica, sulla storia più recente, la società, sull’Italia dei vizi e dei costumi. Una critica fatta con obiettività, misura, ironia; un prendere atto dei “propri” e dei “nostri” umani limiti, ma anche un evidenziare l’orgoglio e l’amore per la propria Terra: meravigliosa e contraddittoria; la grandezza di un’Italia che “nei momenti difficili (e questo lo è), ce l’ha sempre fatta”. Si toccano i temi più scottanti e i personaggi coinvolti nelle diverse tangentopoli e scandali vari. Parla della voglia di pulizia, del generoso volontariato, dell’immigrazione. Ma anche della “tendenza” degli italiani a stancarsi in fretta degli eroi, stanchezza dovuta pure al susseguirsi, ininterrotto, di troppi scandali: “Non si può sempre piangere, bisogna anche avere il tempo di asciugarsi le lacrime”. Un commento della realtà attuale con tuffi e riferimenti al passato; un esporre e un riportare episodi e esperienze personali carichi di autoironia, che chiariscono, danno forza a quanto espresso, senza mai cadere di tono, di stile. Una dimostrazione che si può essere uomini di cultura e mantenere una ricchezza di linguaggio comprensibile a tutti; che l’ironia e le frecciatine quando non sfociano nella volgarità, sono un arricchimento che aiuta a comunicare. Il pubblico è affascinato, e tra un tema amaro e l’altro ride, si diverte alle tante battute e risponde con domande altrettanto immediate. Fuori dell’auditorio c’è ancora una bella atmosfera. La gente discute soddisfatta. Forse anche loro, come me, sono rimasti sorpresi del Biagi narratore faceto, abituati com’eravamo a vederlo freddo relatore, talmente serio, che a volte ci si chiedeva se fosse capace di sorridere, di provare sentimenti e emozioni. A sentire le diverse annotazioni è sembrato che quel suo parlare abbia smussato quella critica aggressiva e negativa, quell’eterno rapporto di amore-odio che, da emigrati, abbiamo con la nostra Patria. Sembrava che ci avesse dato una nuova misura di criticare: di non chiudere gli occhi alle tante malefatte e ingiustizie, ma infuso anche un nuovo rispetto, per l’Italia e per noi stessi: troppe volte, ultimamente, i giudizi dei giornali erano stati particolarmente spiacevoli. Nomi come Craxi, De Lorenzo, Poggiolini, ci avevano fatto sentire il peso e offesa la nostra italianità. La sera prima Biagi era a New York. Mi piace immaginarlo ambasciatore di un messaggio di speranza, nonostante l’incertezza, la confusione, lo smarrimento attuali: “L’Italia ce la farà”. Uscendo, cedo il passo e reggo la porta ad una coppia di anziani signori. – Ma hai visto che tipo? – fa, ancora meravigliata, la signora al suo cavaliere. – Si, – le rispondo in cuor mio. – Ed io che pensavo che Biagi fosse una persona seria…
Il viaggio
Mestieri
operaia, scrittriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1969Periodo storico
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