Paesi di emigrazione
CroaziaData di partenza
1946Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Claudia Sonia Colussi Corte si immerge nei ricordi della sua infanzia per ricostruire il percorso che l’ha portata, piccolissima, a trasferirsi con i genitori a Lussinpiccolo, isola della Croazia che aveva dato i natali a suo padre.
Era l’anno 1946, la guerra era finita, ma la pace era ancora precaria. Mio padre aveva lasciato l’Italia, precisamente Monfalcone, dove nel cantiere aveva già un lavoro, per andare a vivere a Lussinpiccolo (Mali Losinj – ex Jugoslavia). Lì era nato e lì aveva trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. Quando suo padre morì, aveva soltanto quattordici anni. La famiglia, che era numerosa, si trovò in grande difficoltà e miseria. La lotta quotidiana per la sopravvivenza era ormai un fatto consueto. La fame, le umiliazioni, le ingiustizie e lo sfruttamento da parte di coloro che avevano tutto in abbondanza, portarono mio padre, dal cuore puro e nobile, ad interessarsi a quella dottrina politica, a quel pensiero socialista che avrebbe unito tutti i popoli nella lotta per l’eguaglianza e per il benessere dell’umanità. Lasciò Lussinpiccolo appena diciottenne. Per lunghi anni fece il marinaio e vagabondò per il mondo. Nonostante ciò, non rinunciò mai ad approfondire tutto quello che trattava l’idea marxista. Era un autodidatta. Capì che la Russia, il cui nome era risuonato oltre i mari, sarebbe stato il paese dei suoi sogni. Ritornò in Italia al principio della guerra. Conosciuta mia madre a Roma, in casa di sua sorella, la sposò. Dopo un’anno, in un paesino vicino a Vicenza, naqui io. Mio padre volle darmi il nome russo di Sonia. Questo era il suo primo segno di affetto e di dedizione alla Russia. Avrebbe voluto tanto poter andarci a vivere. Ma la Russia era troppo lontana e per mia madre troppo oscura e misteriosa. “Allora perché non andare a vivere al paese natio, Lussinpiccolo, che è il più bel paese del mondo?”, pensò mio padre. La Jugoslavia non era lontana. Era l’alleata dell’Unione Sovietica e faceva parte del blocco orientale. Così la grande, incomparabile madre Russia, protettrice di tutti i paesi socialisti, gli sarebbe stata più vicina. Mia madre ricordava bene il giorno della partenza da Isola Vicentina. Con ansia e paura aspettava che mio padre venisse a prenderci da Lussino. Aveva messo la poca roba che aveva in due valige vecchie e malconce. Era tutto quello che possedeva: alcune lenzuola e asciugamani in lino, ricamati da lei con tanto dedito molto tempo addietro, poche cose personali e due coperte vecchie, dategliele dai nonni.
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