Mestieri
tornitoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1956Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Beniamino ha ottenuto il prestito per il viaggio da un usuraio che applica un ragionevole interesse, ed è partito per raggiungere la moglie.
Erano passate le sette di mattina che con i fastidiosi stridoli dei freni, il treno entrava nella stazione di Zurigo, ed’era il quatro del mese di febbraio del millenovecento cinquanta sei, anche se la stazione era bene iluminata si vedeva fuori della stazione che faceva apena luce, è che per terra cera la neve, non sule strade, perché lo spazzaneve passando la lasciava ammucchiata sui marciapiedi fino che i grandi camion la portavano via, io feci in tempo a vedere pocco, perché dovevo prendere laltro treno che mi doveva portare a destinazione.
La gente che scendeva dal treno si dirigeva in tutte le direzione è i marciapiedi erano affolattissimi, gente di ogni razza, per me vedere una così grande stazione con una fila interminabile di treni era cosa nuova, io si avevo viagiato, ma non atraversato stazioni come quela che mi si presentava ora ai miei occhi, lauto parlante parlava continuamente è anunciava in diverse lingue i treni che partivano, è quelli che arivavano […].
Mi acorsi subito che mia moglie era dimagrita in due settimane o pocco più che era in Svizzera, l’amica mi disse che la sgrida sempre, perché non fa che piangere, ora sperava che si calmasse un po con il mio arivo, senò veniva a finire che si amalava è qua non ci voleva tanto, con quel freddo siberiano che faceva, piano piano ci incaminamo per giungere all’abitazione che ocupavano, circa dieci minuti […].
Mia moglie col turno serale rientrava la sera verso le undici, poi ci perdevamo in chiachere, e così si facevano sempre le ore piccole ma si era giovani e si era abbastanza per soportare, poi anche con tutti i pensieri che avevamo in testa si dormiva pocco, mia moglie non vedeva la Svizzera con buon occhio, cioè non ci piaceva lei diceva lavoriamo un paio d’anni, ci mettiamo da parte qualcosa è rientriamo in Italia, nella nostra terra, è io ci dicevo di sì, ma pensavo che non apena potevamo portare qua la nostra bambina cambiasse e la pensasse diversamente, non’è che ci pesasse il lavoro, anzi il lavoro ci piaceva, era la gente che non piaceva, erano freddi, si pensava anche che non sapendo la lingua ci sembrasse così, per me era uguale io sono un tipo che mi adato subito, avevo già emigrato dalla sardegna in friuli, ora ero in terra straniera lo so bene, non si capisce la lingua siamo senza casa dormiamo peggio dei zingari, è in più non abiamo soldi per risolvere queste cose.
Il viaggio
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1956Periodo storico
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