“Addio Graziella!”

Arrivò finalmente il 15 gennaio. La nave “Mazzini” partiva di sera tardi, faceva freddo, pioveva. Soffrivo tremendamente perché dovevo lasciare il mio papà anziano e la mia sorellina. Mi ingannavo e ingannavo tutti dicendo: “Tornerò il prossimo Natale”, ma… sapevo che non era vero.

I miei amici intanto si preparavano a darmi una testimonianza di affetto indimenticabile. Si fecero trovare al porto sulla banchina dove, solitaria, triste, sballottata dalle onde, era attraccata la mia nave. Imbarcai… un ululato nella notte e poco per volta mi staccai dall’Italia e dal mio passato. “Addio Graziella”, urlarono più di venti voci, “addio Graziella”, ripetevano ed io li vedevo tutti ancora… “addio Graziella”… Lo sentivo ripetere ancora e ancora, sempre più lontano finché rimasi sola, col fragore dei motori e delle onde, al buio, e le luci di Napoli presto si fusero con le poche stelle.

La sera a bordo nessuno mi vide. Il giorno dopo feci la prima apparizione a tavola, ero timida e ancora scossa per la partenza, però le circostanze ebbero il sopravvento. Mi venne terribilmente da ridere quando mi accorsi di trovarmi (quasi in viaggio di nozze) ad un tavolo, sola donna, con … 17 giovani ufficiali! Quindici giorni di navigazione in mari minati e infidi, ma io non lo sapevo. A Porto Said, appena dato fondo, fu vista salire a bordo una enorme corbeille di fiori: era per me, me la mandavano i cugini Grassi sempre affettuosi, con una enorme scatola di cioccolatini.