Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1937Data di ritorno
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Francesca Pennnacchi è sbarcata in Etiopia, con la madre e la sorella, per raggiungere il padre emigrato. Siamo nel 1937 e Addis Abeba è la capiotale dell'Impero diventato italiano, anche se non è la terra promessa che molti sognavano. È una realtà nuova e misteriosa agli occhi di una bambina di otto anni: un vasto paese con poche case e molte capanne sparse per le colline. Il primo impatto è di smarrimento e desolazione, soprattutto alla vista di tanta povertà.
Eccoci ad Addis Abeba , “il Nuovo fiore , l’Eterna primavera!” Il babbo con voce gioiosa cerca di comunicarci il suo entusiasmo , ma l’unica a battere le mani in segno di contentezza è Miriam , mamma rimane impassibile ed io vorrei non essere arrivata perché non so che cosa mi aspetta; guardo dal finestrino una città che in realtà non ha per niente l’aspetto di città ma piuttosto di un vasto paese con poche case e molte capanne sparse per le colline; quando arriviamo nel centro della ‘città’ vedo che ci sono anche alcuni palazzi , non alti ma appariscenti, intorno ad una vasta piazza interrotta via via da aiuole fiorite; c’è anche una bella chiesa col suo campanile, non maestosa come il Duomo di Carrara ma elegante, e al piano terra dei palazzi si aprono molti negozi, bazar coloratissimi di mille cose diverse e pasticcerie ricche di buoni dolci. Non ci fermiamo, prendiamo una strada che si allontana dalla piazza e si dirige verso la periferia; ben presto finisce di essere strada e diventa un povero viottolo, quasi nascosto dall’alta erba , che ci porta in un villaggio, anzi tra un piccolo gruppo di miseri ‘ tucul’; non vedo una casa ; il babbo , che aveva sperato in un miracolo, ora se la prende con questo e con quello, con gli amici che non sono amici e con chi lo ha imbrogliato e ci indica un ‘ tucul ‘ sbilenco, brutto e sporco, tra gli altri ‘tucul’ ugualmente sbilenchi brutti e sporchi, dai quali escono donne nere e bambini neri che mi circondano, mi fissano e, battendosi il petto strillano “Haì ! Haì ! Haì! Ancì lig !” mi toccano e toccano Miriam che, a differenza di me che sono spaventata e provo anche un po’ di ribrezzo, e di ciò mi vergogno anche, per queste genti coperte di stracci sporchi, piene di mosche che si addensano agli angoli della loro bocca, dentro le grosse labbra, intorno agli occhi dall’iride nerissima immersa nel bianco straordinariamente bianco del bulbo . Vorrei fuggire , gridare , ritornare indietro nel tempo fino al giorno in cui sono partita, per sentirmi dire che non si sarebbe partite, ma mi limito a stringere la mano del babbo che non si accorge affatto del mio stato d’animo
Il viaggio
Mestieri
studenteLivello di scolarizzazione
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EtiopiaData di partenza
1937Data di ritorno
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Francesca Pennacchi
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