“Ahi che non mi avrei mai deciso…”

Dopo parecchi anni che anelavo di farmi un viaggio in america, come tanti del mio paese fanno esportando cola drapperia per uomo e facendo tanti guadagni, così il 1° gennaio 1908 mediante accordi con mio fratello mi recai in Napoli, facemmo gli assortimenti relativi. Dopo preparato ogni cosa ritornai a casa (Castelvetrano) per ripartire definitivamente. Infatti il giorno della partenza presto arrivò il 23 marzo 1908 giorno di lunedì.

Ahi che non mi avrei mai deciso… Dopo una notte di pianto dovetti rassegnarmi al grande sacrificio, distaccarmi dai miei, che dire? Col cuore squarciato, mezzo istupidito e colle lagrime agli occhi baciai e ribaciai alle mie due femminucce (Carmelina e Franceschina) che poverine dormivano il sogno dell’innocenti ignare di tutto quello che accadeva, scesi al primo piano per licenziarmi dalla mia cara compagna la quale anch’essa con pianto dirotto mi abbracciò tenendomi stretto e stringeva al suo petto dicendomi: Sabatino mio perdonami e che Iddio ti aiuti. Oh Dio che dolore… non avrei a niun costo partito più perché provato già le conseguenze del distacco, ma cosa doveva o poteva fare in quel momento? Troppo tardi perché se non partivo più mi avrebbe costato denaro e poi di fronte a tutti avrei fatto una figura di vigliacco: quindi il mio dovere era di partire e dovetti fare forza a me stesso. Partii come l’Ufficiale che lascia il suo tetto, la sua famiglia, il suo bene e va in guerra lasciando dietro di se pianto e desolazione.

Mi recai alla stazione ferroviaria, ove, gentilmente, mi vennero ad accompagnare uno stuolo di parenti e amici, che mi mostrarono in quel momento la stima e l’affetto che nutrivano verso di me senza io meritarlo, e pur nondimeno avrei desiderato meglio se non sarebbe venuto nessuno, perché mi commossi di più; presi commiato con tutti abbracciandoli.